Roma, 13 febbraio 2025 – “Giovani Incoscienti” di Achille Lauro è il brano che ieri sera ha emozionato l’Ariston, conquistando sia la critica che il pubblico. La canzone, un inno all’amore tormentato vissuto da due ragazzi segnati dalle proprie esperienze di vita, è già nella top five in classifica, un risultato senza precedenti per il cantante, che aveva già partecipato al Festival nel 2019, 2020 e nel 2022. Quest’anno Achille Lauro porta in gara un testo profondamente personale, in cui racconta le vicende di una generazione in cerca di un punto di riferimento: la sua. O, almeno, è questa l’interpretazione che emerge dalla lettera di sua madre, rilasciata ai media durante la seconda serata del Festival.
![Achille Lauro sul palco dell'Ariston (ANSA)](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/OTBmNzA2N2ItZWQ0YS00/0/achille-lauro-sul-palco-dell-ariston-ansa.webp?f=3%3A2&q=1&w=1280)
La lettera della mamma
“Cari giornalisti, le canzoni a volte non sono solo semplici canzoni. Sono la nostra storia. Questa è ‘Incoscienti Giovani’ raccontata da chi l’ha vissuta, stasera da mia madre”. Afferma Achille Lauro nel messaggio condiviso ai media. La scelta dell’artista di raccontarsi tramite le parole di chi gli è stato accanto ha dell’eccezionale: in diverse occasioni ha dovuto difendersi dalle critiche relative alle sue performance, spesso giudicate di cattivo gusto, eppure ha sempre chiarito il significato dei suoi brani e delle sue esibizioni egli stesso. E invece questa volta sono le testimonianze prima della ex fidanzata, poi della madre, a parlare per lui.
L’amore per la scrittura
Nella lettera, emergere l’amore per la scrittura del cantante, una passione timida, custodita con gelosia: "Lauro ha sempre avuto una fissazione per la scrittura. La mattina, quando mi svegliavo, lo trovavo ancora sveglio a scrivere. Aveva solo 11 anni", scrive la mamma. "Non ha mai detto 'scrivo canzoni' o 'voglio fare il cantante', ma ho capito presto che per lui scrivere era un modo per superare momenti difficili".
Ma quali sono questi momenti difficili?
Achille Lauro, pseudonimo di Lauro De Marinis, nasce a Verona nel 1990 da una famiglia borghese, figlio di Cristina Zambon e di Nicola de Marinis, magistrato della Corte di Cassazione. Cresciuto a Roma, all'età di 14 anni non segue i genitori che si trasferiscono in un’altra città, ma decide di rimanere nella capitale assieme a suo fratello maggiore, più grande di lui di soli 5 anni. I due vivranno in una comune, dove conosceranno la precarietà, il pericolo e la vita criminale (raccontata nel libro autobiografico ‘Io sono Amleto’).
“Cresciuto con i ragazzi di strada”
Il passato bohémien di Achille Lauro viene descritto nella lettera come contornato da esperienze che vanno oltre le dinamiche familiari. La madre ricorda come molte delle frequentazioni del figlio provenivano proprio dagli ambienti in cui lei faceva la volontaria: "Lauro è cresciuto in casa con ragazzi che non erano miei figli, ma che ho accolto come tali. Figli di storie difficili e case famiglia dove io facevo volontariato. È cresciuto insieme alle ragazze di strada, ricordo quando andavo di notte sui marciapiedi con Don Giovanni a convincerle a scappare da quella vita e a trovare un posto sicuro, e molte volte restavano a casa nostra".
Un'infanzia e un'adolescenza passate insieme ai suoi amici, “ragazzi con famiglie inesistenti, errori alle spalle, rabbia dentro”, dinamiche che fanno da sfondo a “Giovani Incoscienti”, che racconta un amore nonostante le avversità.
Infine, la lettera si sofferma sull’impegno sociale del cantante. Achille Lauro non sembra aver dimenticato le proprie radici e tutt’ora si dedica a “sostenere tutti quei posti dove ci sono ragazzi che hanno bisogno: dagli ospedali, alle comunità e ovunque ci sia necessità”.