Sanremo, 10 febbraio 2020 - Ora per Antonio Diodato la vita è veramente meravigliosa. Se prima quello del nuovo album, in uscita venerdì prossimo, era solo un titolo, la vittoria del Festival aggiunge significato ai significati. Dopo aver mosso le acque con la stessa Che vita meravigliosa, inserita nella colonna sonora de La dea fortuna di Ferzan Ozpetek, il cantautore pugliese nato ad Aosta mette le mani pure sul Festival. E lo fa con una canzone, Fai rumore , capace di aggiudicarsi, oltre all’edizione numero 70, il Premio della Critica Mia Martini e il Premio della Sala Stampa Radio Tv Lucio Dalla. Un en plein riuscito in passato solo a Giorgia (ma non c’era ancora la Sala Radio tv) Elisa, Cristicchi e Vecchioni.
A chi dedica il primo posto? "Alla mia famiglia, che ha fatto tanto ‘rumore’ nella mia vita e pure in questi giorni. Ma dedico la vittoria anche all’altra ‘famiglia’ che mi sono creato attorno negli anni, a cominciare dalla casa discografica e lo staff".
Celentano ha speso belle parole per la sua cover di 24mila baci con Nina Zilli, mentre Cremonini ha suonato Fai rumore al piano sui social. "Nei giorni scorsi si sono fatti sentire pure Baglioni, Silvestri, Manuel Agnelli. È stato bello. Tanti mi hanno scritto: hai cantato qualcosa di mio, hai trovato le parole che cercavo".
Se non fosse toccato a lei, chi avrebbe voluto veder trionfare? "Forse Rancore, Elodie, ma pure Francesco Gabbani e i Pinguini Tattici Nucleari".
E la sua ex Levante, in gara pure lei? "Durante la settimana ci siamo incontrati dietro le quinte. E abbracciati. Dopo la vittoria no. Ma, a causa dei tanti messaggi e delle numerosissime chiamate, il telefonino mi si è spento due volte, quindi non escludo di trovare qualche sorpresa quando riprenderà a funzionare".
Qualcuno ha detto che Fai rumore è dedicata a lei. "No, nel nuovo album c’è un altro pezzo legato a quell’esperienza e s’intitola Quello che mi manca di te . Nel pezzo presentato al Festival ho raccontato me stesso, pescando nella mia intimità, nel mio vissuto".
Vale a dire? "Mi sono portato sul palco un po’ del bambino timido, impaurito dal mondo, che inseguiva i suoi sogni nel clima ovattato della sua cameretta".
Che cos’è cambiato? "Ho esattamente quello che mi merito. Se oggi la gente s’è avvicinata è perché gliel’ho permesso, ho accettato di condividere i miei mondi con gli altri. E voglio dedicare questa vittoria al bambino in me che aveva paura".
Com’è stata questa sua fortunata settimana sanremese? "Penso di aver cantato meglio alla fine della settimana che all’inizio. Forse perché mi ero liberato dell’ansia, forse perché i fantasmi dell’Ariston si sono fatti sentire dandomi un senso di sicurezza e felicità".
Ora l’aspetta l’Eurovision Song Contest, il 16 maggio a Rotterdam. "Sono felice di andare. Bisogna fare squadra, tornare esportatori della musica italiana. Le nostre canzoni hanno una grande forza da portare nel mondo".
A Sanremo rappresentava se stesso, nei Paesi Bassi rappresenterà l’Italia. "Già, ma ho imparato a suonare per otto persone e pure davanti al grande pubblico dell’Eurovisione continuerò a mantenere quello stato d’animo. Voglio viaggiare con la mia musica".