Sabato 15 Febbraio 2025
PIERO DEGLI ANTONI
Magazine

Sanremo nostalgia . Sono solo canzonette. Tra il rock di Bennato e i Duran ex Wild Boys

Ieri sera tre co-conduttrici sul palco: Leone, Lamborghini e Follesa. Si parte con Edoardo, poi il “ciclone“ pop dei superdivi di 40 anni fa.

Ieri sera tre co-conduttrici sul palco: Leone, Lamborghini e Follesa. Si parte con Edoardo, poi il “ciclone“ pop dei superdivi di 40 anni fa.

Ieri sera tre co-conduttrici sul palco: Leone, Lamborghini e Follesa. Si parte con Edoardo, poi il “ciclone“ pop dei superdivi di 40 anni fa.

Toh che strano, un vero cantautore a Sanremo. Edoardo Bennato apre alla grande la terza serata del Festival con Sono solo canzonette (mercoledì va in onda su Raiuno lo speciale a lui dedicato). Mossa pericolosa, quella di Carlo Conti: ci costringe a paragonare il brano di Bennato con quelli in gara. Ahimè.

La prima ad affiancare Carlo Conti è Miriam Leone, che ricorda l’antico concorso di Miss Italia (2008) presentato proprio dal toscano, allora venne prima eliminata e poi vinse. "Quando Carlo mi ha chiamato ho detto subito sì", aveva rivelato qualche ora prima, "anche se 10 anni fa ho detto no. Stavo girando Non uccidere a Torino e non potevo". Persino l’ex Miss Italia, però, scompare alla presenza di Clara, praticamente una dea scesa momentaneamente sulla Terra. E non c’è niente da aggiungere. Anche Elettra Lamborghini, poverina, pur nella sua prorompente fisicità, non può fare molto al confronto di una tale bellezza.

La terza co-conduttrice – inspiegabilmente arruolata a Sanremo – Katia Follesa, vorrebbe scendere le scale con un bob da neve ma Conti fortunatamente riesce a dissuaderla. "Carlo, tu vai sempre veloce, ma sempre sempre?", domanda maliziosa, la battuta non è nuovissima ma accontentiamoci. Aggiunge: "Non canterò, non ballerò, e soprattutto non devolverò il mio cachet in beneficenza".

Alle 21,25 va in onda una scena che suscita qualche perplessità tra gli addetti di Telefono Azzurro, incerti se intervenire o meno. Conti chiama sul palco Samuele Parodi, undicenne, onnisciente per tutto ciò che riguarda il Festival. Tempestato di domande su ogni più recondito particolare della storia del Festival, il ragazzino risponde a tutto senza esitazioni, tanto che il presentatore si sbilancia: "Ho trovato il sostituto per l’anno prossimo" (chissà contento Cattelan). Sul palco salgono i ragazzi del Teatro Patologico per una performance collettiva dedicata alla musica, performance che coinvolge il pubblico e lo stesso Conti. Nonostante tutto, il Festival procede come un treno svizzero, meglio ancora giapponese: preciso al minuto, come da scaletta.

In attesa del finale dedicato alla disfida definitiva delle Nuove Proposte tra Alex Wyse e Settembre, viene reso noto il premio della critica riservato appunto ai giovani: i critici incoronano proprio Settembre.

Elettra Lamborghini, fino a quel momento abbastanza compassata (in mattinata aveva confessato: "Non ero così emozionata dall’esame di maturità") si scatena sull’onnipresente jingle “Tutta l’Italia“ e minaccia con genuino accento emiliano alludendo al vestito in cui è strizzata: "Guardate che fra un po’ mi parte un brillantino e acceco qualcuno". Katia Follesa tenta la via del monologo – leggio in mano – ma Conti è irremovibile ("Non l’ha fatto nessuno"), poi lei scivola sui tacchi e si abbarbica a Conti: "Era per i fotografi". Miriam Leone riappare con un abito rosso che misura qualche metro cubo e tenta la battuta: "Il Comune di Sanremo mi ha dato l’agibilità per il vestito".

Ed ecco la sorpresona della serata: l’ospitata (annunciatissima) dei Duran Duran, che inanellano un medley tra cui Psycho Killer dei Talking Heads (chissà perché) a cui partecipa Victoria dei Måneskin. Più che operazione nostalgia è operazione melanconia: un Simon Le Bon imbolsito, liftato, non del tutto intonato, pallido lemure del sex symbol di 40 anni fa, si muove a fatica sul palco cercando invano di far rivivere i fasti di allora. Nemmeno Wild Boys (ballano anche gli orchestrali) riesce a rinverdire gli sfarzi di allora, peccato. Né migliora la situazione l’improvvida gag – frutto del genio dei 44 autori del Festival – di Katia Follesa che, vestita da sposa, inalbera il cartello “Sposerò Simon Le Bon“ e riesce persino a baciarlo. Ovazione entusiasta per Iva Zanicchi venuta a ritirare il premio alla carriera e a intonare un potpourri dei suoi successi Non pensare a me, Ciao cara come stai e ovviamente Zingara. Ma ormai non c’è più tempo: il treno riparte, i passeggeri sono pregati di salire in vettura, alla prossima si scende. Ma ormai non c’è più tempo: i passeggeri sono pregati di salire in vettura, alla prossima si scende.