Roma, 30 gennaio 2024 – “Sandra Milo, in pratica, l’ho inventata io. Come ‘fenomeno’, come star. Ma si vedeva, da subito, che aveva tutte le qualità di una grande attrice, fin da ‘Adua e le compagne’. La sua grande bellezza, e forse anche la voce acuta, hanno forse oscurato la sua intelligenza, la sua saggezza, la sua profondità. Abbiamo preferito tutti credere a una donna bellissima e un po’ svampita, piuttosto che vedere la vera Sandra. La vera Sandra era una donna generosa, intelligente, appassionata, segnata da molti dolori". Enrico Lucherini è il più leggendario dei press agent italiani. La Dolce vita, per molti versi, l’ha creata lui. Con le sue invenzioni, per le campagne promozionali dei film. Con le sue "lucherinate": trovate ad uso e consumo dei fotografi. Come nel caso, celebre, che vide coinvolta proprio Sandra Milo.
Lucherini, ma è vero che diede fuoco a Sandra Milo?
"Certo che sì! Ma a fin di bene! C’era il film, ‘Vanina Vanini’, che Roberto Rossellini stava girando con questa giovane attrice, Sandra Milo. Tutti erano preoccupati: ‘Non facciamo una lira, col film, non ne parla nessuno’. Allora ci pensai io. ‘Questa la incendio!’, pensai. La Milo aveva una parrucca di scena enorme, e pensai: fatela passare accanto a un candelabro, fate in modo che la parrucca prenda fuoco e che proprio Rossellini la salvi. Risultato: la testa della Milo prende fuoco, Laurent Terzieff, l’attore, e Roberto Rossellini, il regista, accorrono in veste di pompieri. La Milo viene quasi ‘scalpata’, i fili che reggono la parrucca le tirano i capelli veri. Ma appaiono foto magnifiche su tutti i giornali e tutte le riviste. Il film era lanciato".
Però alla “prima”, alla Mostra del cinema di Venezia, non andò benissimo. Anche lì dicono che ci fosse il suo zampino...
"A Venezia, dove il film passò in concorso, nel settembre 1961, ci furono quei perfidi delle proiezioni mattutine...".
Ma chi, la stampa?
"Eh sì, proprio loro, o meglio: quelli prevenuti, arrivati lì solo per denigrare... Cominciarono a fare ‘buu’ e si inventarono un soprannome perfido per la Milo: Canina Canini".
In realtà, dissero che lo aveva inventato lei...
"Ma no! Io, in questo caso, sono innocente! Lo inventarono loro, quei critici ‘nemici’ del film. Ma, certo, mi fece molto ridere".
Sandra Milo rise un po’ meno "In effetti sì: quella volta decise di lasciare il cinema! Poi tornò sui suoi passi, grazie a Fellini. Ma non me ne volle mai per quell’episodio. E abbiamo continuato a volerci bene per tutta la vita. Anche recentemente, ci siamo trovati in un programma Rai, ‘Io e te’, nel quale lei rispondeva alla ‘posta del cuore’".
Se dovesse scattare una foto mentale di Sandra, che foto sarebbe?
"Quella di una persona sempre allegra, di buonumore, felice e grata alla vita anche in momenti difficili economicamente. Lei non è stata una donna felice, soprattutto per quello che riguarda l’amore. L’amore con Federico Fellini, per esempio. Più che un amore fu una valanga".
Negli ultimi anni, Sandra era serena. Non temeva la morte.
"Del futuro non aveva paura. Diceva: ‘Vorrei solo viverla fino in fondo, la vita. E poi sentire che la vita mi abbandona, perché l’ho vissuta tutta’. Diceva anche: ‘Non credo nell’inferno: mi dispiace per il signor Dante, ma credo che Dio ci accoglierà tutti con i nostri errori, perché siamo tutti fatti di sbagli".