Sabato 19 settembre 2020 cadono le celebrazioni del culto di San Gennaro, vescovo e martire cristiano, patrono di Napoli al centro, fra le altre cose, del tradizionale prodigio o miracolo della liquefazione del sangue. La sua storia non è semplice da ricostruire, soprattutto operando una distinzione tra i fatti, anche quelli accettati dalla Chiesa, e le leggende popolari e folkloristiche che nel corso dei secoli hanno accompagnato la sua venerazione.
La storia di San Gennario
Il nome Gennaro deriva dal latino Ianuarius, cioè "consacrato al dio Giano": era generalmente dato ai bambini nati nel mese di gennaio, ma convenzione vuole che la nascita del futuro santo sia avvenuta in aprile, per la precisione il 21 aprile 272 (il paese natale rimane discusso e mancano fonti che lo certifichino in modo certo). In vita, e come alto rappresentante della chiesa cristiana, Gennaro fu protagonista di una serie di eventi miracolosi. La dinamica è spesso simile: le autorità romane decidono di martirizzarlo, invece lui sopravvive, ad esempio perché le fiere che avrebbero dovuto sbranarlo si inginocchiano ai suoi piedi, perché le torture non gli fanno nulla, oppure perché il fuoco che avrebbe dovuto bruciarlo lo lascia illeso.
La morte avviene durante le persecuzioni ordinate dall'imperatore Diocleziano: in quel momento Gennaro è vescovo di Benevento e ancora una volta il suo proselitismo lo mette nel mirino dell'autorità politica. Condotto insieme ad alcuni compagni presso l'attuale Solfatara di Pozzuoli, viene decapitato nell'anno 305, il 19 settembre.
Il culto del Santo
La venerazione di San Gennaro ha origini antichissime, che in base ad alcune fonti risale già al periodo del suo martirio ed è motivata dal grande seguito di cui aveva goduto in vita presso la popolazione. Al di là delle divergenze sulla data d'inizio del culto, è opinione comune che fosse ormai in uso all'epoca della prima traslazione delle sue spoglie, avvenuta nel V secolo. Oggi, dopo una serie di vicissitudini e spostamenti, le sue ossa riposano a Napoli, all'interno della Cripta di San Gennaro, sotto l'altare maggiore del Duomo cittadino.
Un aspetto centrale della venerazione è legato alle ampolle che, secondo la tradizione popolare, contengono il sangue raccolto da una donna di nome Eusebia durante il martirio. Tre volte l'anno (la prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre) le ampolline conservate dietro l'altare della cappella del Tesoro di San Gennaro sono al centro di una solenne cerimonia religiosa. In queste occasioni lo scioglimento del sangue viene considerato un segno di buoni auspici, mentre la mancata liquefazione fa temere presagi negativi. Tradizione vuole che il prodigio della liquefazione sia avvenuto per la prima volta in epoca romana, ai tempi dell'imperatore Costantino I (che regnò dal 306 al 337 d.C.). Il primo documento storico che lo certifica è però più tardo e risale al 1389: dalla lettura del Chronicon Siculum si deduce comunque che il culto legato a questo fenomeno era in atto da tempo. Ultimo dettaglio: la Chiesa non ha mai riconosciuto la liquefazione del sangue come un miracolo, pur avendone approvato la venerazione popolare, e lo definisce un fenomeno prodigioso.