Torino, 9 maggio 2019 - La notizia arriva all'ultimo momento, la sera della vigilia dell'apertura del Salone del Libro: la casa editrice Altaforte, vicina a CasaPound, è esclusa dalla 32esima edizione che inizia oggi a Torino. Ieri sera gli organizzatori hanno annunciato che si adeguano alla richiesta del governatore Chiamparino e della sindaca Appendino. Ma l'editore Francesco Polacchi, indagato per apologia di fascismo, non molla. Prima minaccia causa e poi decide di presentarsi comunque al Salone "per ribadire che i libri non devono conoscere censura". Lo stand però è già stato completamente smantellato.
LA VICENDA - La partecipazione di Altaforte al Salone del libro ha sollevato polemiche e rinunce di scrittori e intellettuali dopo che Polacchi si è proclamato "fascista" per radio, additando l'antifascismo come "vero male di questo Paese". Martedì scorso Regione Piemonte e Comune di Torino hanno presentato un esposto contro Polacchi e la procura ha aperto una inchiesta per apologia di fascismo. Sul profilo Facebook della Kermesse si legge: "Tra le ragioni di una testimone attiva dell'Olocausto e quelle di Altaforte è necessario far prevalere le prime, ricordando che Torino è insignita della medaglia d'Oro al valor Militare per la Resistenza contro il nazifascismo. Revochiamo quindi l'ammissione di Altaforte al Salone del Libro".
Il fatto è che Halina Birenbaum, superstite e testimone dell'Olocausto, aveva dichiarato che non sarebbe entrata al Lingotto se la casa editrice Altaforte avesse avuto uno stand al Salone, spiega sempre il post, "e avrebbe anzi tenuto la sua lezione fuori dal Salone. Siamo d'accordo con la Regione Piemonte e il Comune di Torino, che ci hanno chiesto di revocare l'ammissione della casa editrice Altaforte: tra le ragioni di una testimone attiva dell'Olocausto e quelle di Altaforte è necessario far prevalere le prime".
IL LIBRO-INTERVISTA SU SALVINI - Tra le pubblicazioni di Altaforte anche il nuovo libro-intervista a Matteo Salvini. E, secondo Polacchi, dietro l'esposto c'è una motivazione politica. "Le mie dichiarazioni sono state usate come scusa, sono stato denunciato per un reato di opinione. Sono disponibile a chiarire la mia posizione con la Procura, ma ritengo che la pietra dello scandalo sia il libro 'Io Matteo Salvini'. È un attacco al ministro dell'Interno, che comunque non voglio tirare per il bavero".
Smentisce la sindaca 5 Stelle Appendino: l'esclusione di Polacchi "non è una rivalsa nei confronti di Salvini", ma "una scelta a protezione e tutela del Salone del Libro, di Torino e del nostro Paese".
Intanto il diretto interessato si smarca. Al programma 'Otto e mezzo' su La7, il vicepremier risponde secco: "Io faccio l'intervista, prendo zero euro, non so chi è la casa editrice. È fuori legge? No. E allora dove sta il problema?". A Salvini viene poi mostrata una foto che lo ritrae a tavola con l'editore di Altaforte Francesco Polacchi e altre persone. "Ma chi lo conosce? - replica il leader leghista - Faccio centinaia di foto ogni giorno, non chiedo la carta d'identità alle persone".
L'INCHIESTA - Sul fronte giudiziario la Procura di Torino ha aperto un fascicolo per apologia di fascismo nei confronti di Francesco Polacchi. Contro il 33enne, coordinatore regionale del partito di CasaPound in Lombardia, la Città di Torino e la Regione Piemonte avevano presentato un esposto. Tra le frasi pronunciate da Polacchi e ora nel mirino dei magistrati ci sono : "Io sono fascista", "L'antifascismo è il vero male di questo Paese", "Mussolini è il miglior statista italiano".
IL CONTRATTO RESCISSO E LA MINACCIA DI CAUSA - Non contenti dell'esposto e della conseguente apertura del fascicolo, la Città di Torino e la Regione Piemonte, soci fondatori del Salone del Libro, hanno chiesto agli organizzatori di rescindere il contratto con la casa editrice AltaForte. "È necessario tutelare il Salone, la sua immagine, la sua impronta democratica e il sereno svolgimento di una manifestazione seguita da molte decine di migliaia di persone", affermavano in una nota le due istituzioni."È una richiesta assurda - replicava Polacchi, prima di conoscere la decisione del Salone - abbiamo pagato lo stand e siamo giustamente al Salone del Libro. Non siamo né razzisti né antisemiti e vogliamo confrontarci con gli altri. Se dovessero rescindere il contratto, faremo causa. E, ovviamente, la vinceremo".
"Boom di vendite grazie a questa campagna pubblicitaria"
Non manca l'ironia all'editore: "Quoterò in Borsa Altaforte, perché con tutta questa campagna pubblicitaria abbiamo fatto il boom di vendite che una casa editrice piccola come la mia potrebbe fare in tre/quattro anni. Da una parte li ringrazio, se dovessi passare il tempo nelle patrie galere scriverò 'Le mie prigioni' come Silvio Pellico".