Giovedì 19 Dicembre 2024
GIOVANNI BOGANI
Magazine

Sakamoto L’imperatore della cine-musica

Morto a 71 anni il premio Oscar per il film di Bertolucci. Classica, elettronica e pop: genio della contaminazione.

Sakamoto L’imperatore della cine-musica

di Giovanni Bogani

Quell’attacco imperioso dei violini. Quelle cinque note discendenti, come un canto disperato, senza preavviso. Si bemolle, La, Do, Si bemolle, e poi la caduta sul Re. Basterebbe quel grido dei violini, nella musica del Tè nel deserto, per fare di Ryuichi Sakamoto, morto martedì scorso a 71 anni – ma la notizia è stata diffusa solo ieri – uno dei più grandi compositori per il cinema di sempre.

Ma, prima, c’è la musica che Sakamoto ha composto per Furyo di Nagisa Oshima. Anche qui cinque note, una pausa, sei note, e poi le cinque dell’inizio. Elettronica e spiritualità che si sposano. Il nobile passato del Sol Levante e il futuro più tecnologico. La sua musica, ha scritto la musicologa Angela Forin, era come un giardino Zen a due passi dalla megalopoli. Quella musica, quel giardino Zen a due passi dalla megalopoli, ancora oggi accompagna tutte le star che salgono sul red carpet del festival di Cannes. La si sente, ossessivamente, fra i flash dei fotografi e l’eccitazione di ogni "prima" mondiale, al festival più importante del mondo. E quella musica è la sua.

Sakamoto era nato a Tokyo il 17 gennaio 1952. Figlio di un rinomato editore, a dieci anni già stupisce tutti, è una sorta di bambino prodigio, bravissimo a suonare il pianoforte. Entra al Conservatorio di Tokyo nel 1970, si diploma in composizione musicale, si perfeziona in musica etnica ed elettronica. Studia la musica tradizionale dell’India, dell’Africa, del Giappone. Nel 1978 fonda la leggendaria band di musica elettronica Yellow Magic Orchestra. Ma il grande successo mondiale, per lui, iniziò da quel film, Furyo, che uscì nel 1983. Nel quale Sakamoto ebbe il doppio ruolo di compositore della colonna sonora e di attore. Accanto a lui, attore come lui, nel film, una leggenda del rock di tutti i tempi, David Bowie. Per Sakamoto era la prima esperienza di attore, e la prima da compositore di musica da film. Un film non banale, che racconta un amore proibito – e il brano più famoso della pellicola, composto da Sakamoto e cantato dal frontman dei Japan l’inglese David Sylvian, non a caso, si chiama Forbidden Colours, colori proibiti – fra un capitano giapponese (Ryuichi) e un prigioniero neozelandese (Bowie). Dopo Furyo, verrà la collaborazione con Bernardo Bertolucci. Per il quale Sakamoto compone, nel 1987, le musiche dell’ Ultimo imperatore, con cui conquista il Grammy Award e l’Oscar per la miglior colonna sonora. Collaborerà con Bertolucci anche per Il tè nel deserto e per Il piccolo Buddha, mentre nel 1992 firma la colonna sonora di Tacchi a spillo di Pedro Almodóvar. Collabora con Brian De Palma per Omicidio in diretta; tra le opere più recenti la musica di Revenant – Redivivo di Alejandro González Iñárritu. Lavorerà anche, in varie forme, con miti della musica mondiale come Iggy Pop, Caetano Veloso, Cesária Évora e Alva Noto.

Sakamoto era malato da tempo di cancro. Nel 2014 aveva annunciato di avere un cancro alla gola. A più riprese, ha rivelato il diffondersi del male al colon e ai polmoni, e ha dovuto più volte cancellare tutti gli impegni per sottoporsi a cure. Il suo entourage ha comunicato il suo decesso ieri, a esequie avvenute.