Lunedì 12 Agosto 2024
FRANCESCO MORONI
Magazine

Rocco Siffredi: "Mi denudo (idealmente) nel recital teatrale. E mostro la mia poesia"

Dopo il telefilm su di lui, il debutto sul palco in un monologo-confessione "Ho bisogno di raccontare la mia vita di porno divo (e non solo) con umiltà e sincerità"

Siffredi, 60 anni, a teatro con lo spettacolo Rocco

Siffredi, 60 anni, a teatro con lo spettacolo Rocco

Roma, 12 agosto 2024 – Siffredi, perché Rocco a teatro?

"Per raccontare me stesso in prima persona, al posto di farlo fare agli altri. C’è stata la serie tivù, ci sono state altre cose, ma è come se mancasse sempre qualcosa. Come se non si riuscisse a raccontare la vita di un porno divo se non attraverso il disagio, tralasciando l’ironia. Io non vado sul palco a raccontare le donne con cui sono stato, ci mancherebbe, ma neanche a fare Shakespeare… (ride, ndr) ".

A teatro per “mettersi a nudo”, perché c’è sempre una prima volta. Anche se ti chiami Rocco Siffredi, all’anagrafe Rocco Tano, hai 60 anni, una carriera impareggiabile nel cinema hard e una famiglia attorno che ti sostiene. "Niente succede per caso", ripete lui, impegnato a portare il suo primo spettacolo teatrale Rocco in giro per l’Italia: dopo il debutto alla Fortezza Vecchia di Livorno, sarà questa sera all’Anfiteatro del Conero di Sirolo (Ancona) e domani a San Mauro Pascoli (Forlì-Cesena), prima di Siena e dell’Arcimboldi di Milano in autunno.

Ma l’idea com’è nata?

"Volevo uno spettacolo a teatro già prima del Covid, poi ci si è messa la pandemia. È stato allora che ho incontrato Paolo Ruffini (che con a sua Vera Srl produce lo show, ndr): una persona di una sensibilità pura, reale. Ha capito la mia esigenza, mi ha detto: “Vai e racconta la tua vita come piace a te“. Mi ha dato uno mano su come impostare la regia, ma il resto è tutta roba mia".

In che modo si racconta?

"Mi racconto come lo facevo con mio cugino Gabriele, con cui ho fatto trent’anni di porno, prima che venisse a mancare: era l’unica persona con cui riuscissi a parlare come se fossi nudo davanti allo specchio. Senza mai essere falso, insomma".

Le persone da cosa sono più attratte?

"ll pubblico rimane sorpreso, a Livorno qualcuno ripeteva: “Una storia così non l’avevo mai sentita“. Gli spettatori diventano curiosi perché si percepisce la realtà, pur non essendo né uno spettacolo comico né drammatico".

Lei si esibirà a Villa Torlonia, casa natale di Giovanni Pascoli, e ha definito lo show anche “poetico“. C’è poesia dentro?

"Quando si raccontano le cose con il cuore, la poesia c’è sempre. Il mio obiettivo era arrivare sul palco con umiltà e con sentimento: quello che mi contraddistingue da sempre è la massima sincerità e questa, per me, può essere poesia".

Non solo teatro, però. Recentemente ha avviato la prima “accademia online per diventare porno attori“.

"Sì, dopo dieci anni di accademie a Budapest, abbiamo tirato fuori un corso di preparazione proprio in virtù di un’esperienza dal vivo. Un corso online per far capire ai ragazzi cos’è il porno. Ma non si tratta di diventare “content creator“…".

Ormai anche qui i social la fanno da padrone?

"Da un lato, per fortuna, si è aperto mondo nuovo di possibilità per migliaia di persone. Purtroppo però si è aperto anche a tanti individui che non hanno capito davvero che, senza una bussola, non si va da nessuna parte. C’è chi si dichiara “content creator“ e rinnega la parola pornostar, ma in fondo è la stessa roba fatta male. Io ripeto sempre: “Ci avete pensato almeno quattro volte?“".

Una vita che non è tutta rose e fiori?

"Il giudizio dall’esterno rimarrà sempre, non c’è niente da fare. C’è chi dice che abbiamo sdoganato tutto, ma non abbiamo sdoganato niente…".

La libertà è solo apparente?

"Negli anni Novanta, agli Oscar del porno, venivano celebrità del calibro di Jean-Claude Van Damme o Snoop Dogg. Oggi stanno chiudendo i rubinetti ovunque, ormai quando giriamo una scena ci sono 40 pagine di indicazioni su cose che non si possono fare. Siamo immersi in un mondo di terrificante assenza di libertà".

Alla Mostra del Cinema di Venezia si parla di un revival dell’eros, a partire dalla presenza in concorso di Diva Futura sulla figura di Riccardo Schicchi. Il direttore Alberto Barbera ha parlato di “ritorno all’erotismo, dopo anni di perbenismo che l’aveva bandito”. Lei che idea si è fatto?

"È abbastanza divertente sentirlo dire. In realtà, secondo me, da oltre 10 anni viviamo un periodo di estrema chiusura. C’è stato, semmai, un ritorno indietro di 50 anni… Mi fa solo piacere che qualcuno ci provi, come ha fatto Alessandro Borghi nei miei panni in Supersex, come fa oggi Sergio Castellitto nei panni di Schicchi. Sono esempi da lodare, ma dire che stiamo tornando a un periodo di libertà… è come essere in preda alle allucinazioni".