
Roby Facchinetti
Roma, 27 marzo 2025 – Diceva Nietzsche che Wagner non è un sillogismo, ma una malattia. E una certa affezione il compositore tedesco l’ha provocata pure nei Pooh da quel lontano 1973 in cui Roby Facchinetti propose al paroliere (quinto membro, di fatto, della band) Valerio Negrini alcuni temi musicali e lui rispose che li avrebbe visti sposarsi bene con la storia di Parsifal. "Rimasi perplesso visto che arrivavamo da Piccola Katy, Tanta voglia di lei, Pensiero, Noi due nel mondo e nell’anima" ricorda cinquantatré anni dopo il cantante-tastierista bergamasco con ancora chiara in testa la risposta dell’amico: "Facchinetti, lasciami lavorare, poi mi dirai se ti piace o no". Ed è da quel lavoro, anzi da quella ricerca del Santo Graal, visto l’argomento, che nasce l’“opera prog” presentata ieri dallo stesso Roby, 80 anni, tra i velluti del Teatro Gerolamo di Milano.
"Raramente s’è avuta una folgorazione divina come quella, anche perché l’album Parsifal ha modificato i percorsi musicali dei Pooh. Conoscevo Wagner perché da ragazzino il mio primo maestro di fisarmonica Luigi Ravasio mi faceva eseguire pezzi classici di autori come Puccini, Rossini, Mascagni, Verdi, ma anche Il coro dei pellegrini dal Tannhäuser. L’idea di Valerio mi spronò a conoscere meglio la storia di questo cavaliere della Tavola Rotonda, uomo che amava stare dalla parte dei buoni con un senso della giustizia molto forte e profondo, alimentando nel mio cuoricino il desiderio di andare oltre l’album del ’73 per raccontarne la storia in maniera completa". Lavoro titanico, da affrontare lontano dai Pooh "a cui non potevo certo chiedere di rinunciare a due o tre anni di dischi e di tournée per lavorare al progetto", arrivato a compimento solo ora con un doppio cd e 44 brani attinti in parte anche quanto realizzato oltre mezzo secolo fa. Se nel disco Facchinetti s’intesta la parte principale, quella di Parsifal, a cantare ci sono pure Giada Maragno (Lady Kara), Petter Bjallo (Re Artù), Federica Alcione (Maria), Fabrizio Voghera (Sir Horn), Christian Lansante (Padre di Parsifal), Daniela Pobrega e Federica Basso (le Muse). Fra i coristi anche Silvia Di Stefano, figlia di Lena Biolcati e “figlioccia” di D’Orazio.
I costumi sono, invece, della figlia della voce dei Pooh, Alessandra Facchinetti, ex direttrice creativa di Valentino e di Tod’s. "Con Valerio iniziammo a parlare di questo progetto nel 2011 in previsione del fatto che, festeggiati i cinquant’anni, la fine della nostra vita professionale (eutanasia di cui lui sarebbe stato l’alfiere più convinto - ndr) ognuno avrebbe avuto tempo per dedicarsi ai propri sogni" ricorda Facchinetti. La scomparsa dei due partner imbarcati nell’impresa, prima Negrini, nel 2013, e poi Stefano D’Orazio, nel 2020, ha allungato un’avventura che sembrava nata per l’highlander lombardo sotto la stella sbagliata. "Alla fine ci sono voluti cinque anni di tempo pieno per realizzarlo, tre per la scrittura di musica e liriche, uno per inciderlo, uno per cantarlo e arrangiarlo".
Ora l’eroe di Uomini soli pensa a un tour estivo nel 2027 nelle piazze e nei luoghi d’arte italiani e magari addirittura a un film. La dilazione è data dal fatto che il 2026 sarà un anno di festeggiamenti e di tournée per i Pooh, che tagliano il traguardo dei sessant’anni. Nuove canzoni? No. Almeno per il momento. "Perse le penne di Valerio e di Stefano, non ho più trovato nessuno che avesse il nostro linguaggio".