Martedì 5 Novembre 2024

RIVOLUZIONE DA GUIDARE

QUAGLIANO: IBRIDO, BENZINA E DIESEL. IN ATTESA DI UN VERA RETE DI RICARICA. E INCENTIVI PER TUTTI I MOTORI PULITI

Migration

Transizione. Una parola di moda, ma anche la più calzante per descrivere il percorso dell’auto verso il mondo elettrico. Per leggere nel futuro prossimo, per seguire il corso della rivoluzione verde, è bene affidarsi a un acuto analista del settore come Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Sudi Promotor.

Il 2020, segnato dal Covid e da una robusta flessione del mercato, ha visto un buon incremento delle auto elettriche e ibride. Perchè?

"Gli incentivi previsti dallo Stato (fino a 10.400 euro per le elettriche, se c’è rottamazione, ndr) e la nascita di tanti nuovi modelli hanno incoraggiato gli automobilisti a privilegiare veicoli più virtuosi in termini di emissioni".

Quali sono i numeri di questa svolta?

"La percentuale di crescita, pur in presenza di un mercato che si contrae, è elevata: raddoppiate le elettriche e triplicate le ibride, ma le quote assolute dicono che l’elettrico puro è fermo ancora al 2%, mentre tutto l’ibrido (integrale, plug-in e mild-Hybrid) raggiunge il 20%".

Cosa c’è alla base della svolta verde?

"Il forte interesse della comunità a limitare le emissioni di CO2, l’attenzione ai valori ambientali e una serie di vantaggi pratici garantiti dalle politiche nazionali e locali. Mi riferisco all’ingresso nei centri storici, al parcheggio gratuito nelle strisce blu, agli sgravi fiscali sul bollo".

È d’accordo con la politica degli incentivi?

"I contributi molto generosi per ibride ed elettriche stanno orientando le scelte dei consumatori. Ma nonostante questo, molte auto a batteria sono economicamente fuori dalla portata di un vasta area di potenziali clienti".

Quindi qual è il possibile rimedio?

"Incentivare anche le altre motorizzazioni, a benzina o diesel, che restino sotto la soglia di emissioni previste dalla Ue. Credo sia necessario un approccio democratico, che permetta a ciascuno di scegliere il tipo di motorizzazione più adatta ai propri bisogni e alle proprie possibilità finanziarie. Chi fa lunghi viaggi per lavoro, ad esempio, può ancora privilegiare il diesel: se è di ultima generazione, inquina meno di un motore a benzina".

Insomma la transizione verso l’elettrico non sarà così rapida...

"Chi indica la data del 2030 per sancire la fine dell’era dei motori termici, sbaglia. Il passaggio non sarà né immediato né rapido. Sulle strade italiane ci sono 39 milioni di veicoli circolanti e una larga fetta di questi deve essere riconvertito. Impossibile pensare che tutti passino a modelli elettrici nel giro di nove anni".

Boris Johnson ha annunciato che nel 2030 in Gran Bretagna non si venderanno più nè gasolio, nè benzina...

"Il premier non fa una previsione avveduta, bisogna sempre tener conto dell’impatto che le misure economiche possono avere sulle persone. Ricordo che la rivolta dei gilet gialli contro Macron è nata dall’aumento dei prezzi dei carburanti tradizionali".

Come si può accelerare la svolta elettrica?

"Solo migliorando le infrastrutture: creando una rete che garantisce un punto di ricarica ogni dieci auto elettriche e incentivando economicamente l’installazione di wallbox nel garage di casa. E poi una produzione massiccia garantirà anche prezzi più popolari rispetto a quelli di oggi".

Qualcuno definisce ancora l’elettrico una bella utopia...

"Ma le utopie servono per crescere, per indicare una strada. Il processo di transizione serve per avvicinare il traguardo delle emissioni zero. Per farlo, però non basterà imitare l’esempio norvegese. Lassù l’80% delle auto è a propulsione elettrica ma il motore dell’economia locale resta il petrolio, estratto dal Mar del Nord e rivenduto agli altri. Il traguardo è quello di produrtre auto utilizzando solo energia pulita, in una filosofia che metta davvero il verde e la qualità dell’ambiente al centro del progetto".