Nell'ultimo secolo la temperatura degli oceani è aumentata di 1°C: può sembrare un'inezia, ma in realtà è sufficiente a causare cambiamenti drastici nella vita delle specie marine a livello globale. Un vasto studio condotto da un team delle università di Bristol e di Exeter, pubblicato su Current Biology, ha rilevato come il riscaldamento globale stia spingendo centinaia di specie ad allontanarsi sempre più dalle coste equatoriali per spostarsi verso zone più fredde, a nord e a sud. Il "trasloco" potrebbe avere un grosso impatto su interi ecosistemi e sulle economie umane connesse.
Gli animali cambiano casa
Louise Rutterford, coautrice dello studio, spiega così il presupposto alla base della ricerca: "L'area di distribuzione delle specie marine è limitata dalle temperature fredde verso i poli e dalle temperature calde verso l'equatore. Abbiamo previsto che il riscaldamento dei mari avrebbe spinto le specie analizzate ad aumentare la loro presenza verso la parte polare del loro habitat, reso più accogliente dalle temperature più alte. E viceversa, abbiamo previsto che la presenza delle specie sarebbe diminuita negli habit verso l'equatore, diventati troppo caldi per garantire la sopravvivenza".
Sono coinvolte centinaia di specie
Per verificare questa tesi sono stati presi in esame 540 registri e documentazioni sulla densità di trecento specie marine e costiere – dal plankton ai mammiferi, dai pesci agli uccelli ai rettili – nell'arco di oltre un secolo. I dati hanno confermato le previsioni: da una parte specie che prosperano sempre più nell'area "polare" del loro habitat, dall'altra specie che faticano ad adattarsi all'aumento della temperatura, in particolare quelle che vivono più vicine all'equatore e che vedono diminuire la loro popolazione in quella zona. Gli studiosi citano due esempi: le aringhe e i pinguini di Adelia, la cui abbondanza è diminuita nella parte più calda della loro area di distribuzione ed è invece aumentata nella parte più fredda.
Cosa cambia per l'uomo?
Gli spostamenti delle specie marine sono destinati a intensificarsi, considerando che nel 2050 la temperatura globale sarà aumentata ulteriormente, si stima di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Cosa comporterà questo per l'uomo? "Potrebbero aprirsi nuove opportunità, come una pesca più abbondante di pesci di acqua calda in zone dove prima non erano comuni", spiega Rutterford. "D'altro canto, ci potrebbero essere effetti negativi per le economie delle coste, ad esempio se i parassiti nocivi delle acque calde arriveranno a proliferare negli impianti di acquacoltura dove prima erano rari". Leggi anche: - Il topo che vive a 6739 metri di altezza: record per i mammiferi - Rinoceronte nero africano, la popolazione sta crescendo - Dieci webcam per guardare panda, gorilla e pinguini in diretta