Roma, 12 dicembre 2024 – La storia di Boris e Svetlaya, due cuccioli di tigre di 3 e 5 mesi, ha inizio nel 2014, sulle montagne Sikhote-Alin in Russia. Allevati insieme come orfani, sono diventati protagonisti di una storia incredibile: cresciuti in cattività e rilasciati a 18 mesi, i felini sono stati separati da più di 100 miglia (quasi 200 chilometri) con l'obiettivo di aumentare il popolamento delle tigri nella regione Pri-Amur, lungo il confine russo con la Cina. A raccontarlo è il New York Times.
Gli scienziati hanno monitorato i cuccioli fino a quando, più di un anno dopo il loro rilascio, è successo qualcosa di inaspettato: Boris ha camminato oltre 195 chilometri, quasi in linea retta, fino al punto in cui Svetlaya aveva deciso di stabilirsi. Circa sei mesi dopo il ricongiungimento, la femmina ha dato alla luce una cucciolata.
Una speranza per la ripopolazione
I ricercatori della Wildlife Conservation Society hanno rivelato in uno studio, pubblicato sul Journal of Wildlife Management il mese scorso, che il rilascio dei cuccioli come Boris e Svetlaya può diventare per la prima volta un'opzione valida per ripristinare l'habitat storico delle tigri selvatiche.
La strategia di liberare i felini salvati dalla natura e allevati in cattività per ripristinare il popolamento allo stato selvatico, si è rivelata efficace anche con la lince iberica in Spagna, ma non era mai stata sperimentata con i grandi felini.
Le stime del numero di tigri rimaste in Russia vanno da 485 a 750. Nello studio gli scienziati sostengono che l'area di confine tra Russia e Cina, compresa la zona Pri-Amur dove vivono Boris e Svetlaya, potrebbe invece contare circa 800 esemplari.
Il caso di Zolushka
Stando a quanto ricostruisce lo studio, l’episodio di Boris e Svetlaya non è stato l’unico di “reintroduzione di successo”. Negli anni Settanta, la liberazione di una femmina di tigre, Zolushka (Cenerentola in russo), aveva portato l’avvicinarsi di un esemplare maschio che non aveva mai incontrato prima di allora: è stato ripreso dalle fotocamere vicino al luogo in cui l’esemplare femmina era stato rilasciato. Un incontro di straordinaria fortuna.
"Il principe di Cenerentola si è presentato e hanno vissuto felici e contenti", ricorda Dale Miquelle, ricercatore capo della Wildlife Conservation Society e autore dello studio. Zolushka e il maschio hanno dato vita a una numerosa cucciolata, la prima di cui si ha notizia in quella zona negli anni Novanta.
Gli scienziati russi hanno allevato i 13 cuccioli di tigre siberiana orfani in cattività, evitando qualsiasi contatto con gli assistenti umani in modo tale da prepararli alla vita in natura. Il team ha gradualmente introdotto i cuccioli nei boschi così che potessero imparare a cacciare. Il momento del rilascio dei cuccioli è stato fondamentale per il successo: avvenuto durante la primavera, quando le prede risultavano in numero maggiore.
Uno dei cuccioli non ha superato la prova della libertà. Introdottosi in territorio cinese e aveva preso di mira animali domestici, tra cui 13 capre. Gli scienziati russi, avendo ritrovato il piccolo, l’avevano inviato ad un programma di allevamento in cattività in uno zoo. I restanti 12 hanno invece dimostrato di essere in grado di cacciare prede selvatiche e di sopravvivere.
Le prospettive future
Con l'aumento della popolazione dei felini nel Pri-Amur, il team russo-americano spera di poter raggiungere altre tigri, anche oltre confine in Cina. "Il grande obiettivo è che tutta questa zona venga collegata," ha detto Luke Hunter, direttore esecutivo del Big Cats Program presso la Wildlife Conservation Society. "Ci sono un sacco di habitat che potrebbero essere ricolonizzati dalle tigri” ha aggiunto Hunter all’interno dello studio.
Un’analisi precedente, del 2023, aveva rilevato che erano presenti circa 270.000 miglia quadrate di habitat potenzialmente adatti alla vita delle tigri. "Questi risultati indicano che è possibile prendersi cura di giovani cuccioli in un ambiente abbastanza ampio, insegnando loro come cacciare e rilasciarli di nuovo in natura – ha detto Viatcheslav V. Rozhnov, ex direttore del l'Istituto Severtsov di ecologia e capo del progetto di reintroduzione – Questi risultati forniscono un percorso per il ritorno delle tigri in grandi parti dell'Asia dove l'habitat esiste ancora, ma dove le tigri sono state perse".
Proprio come l'improbabile riunione tra Boris e Svetlaya si è rivelata fondamentale per il successo del progetto, gli scienziati russi e americani sperano che i loro sforzi possano essere un modello di cooperazione internazionale in materia di conservazione.
"È una testimonianza di quanto possano accadere cose veramente incredibili quando si inizia a lavorare in collaborazione, indipendentemente dalla nazionalità e dalla politica", ha detto il dottor Miquelle.