Domenica 17 Novembre 2024
RITA BARTOLOMEI
Magazine

"Rigopiano siamo noi. E vogliamo giustizia"

Anteprima a Pescara dell’inchiesta di Sky realizzata da Pablo Trincia: "Dal 1992 una legge diceva come evitare il pericolo valanghe"

"Rigopiano siamo noi. E vogliamo giustizia"

Anteprima a Pescara dell’inchiesta di Sky realizzata da Pablo Trincia: "Dal 1992 una legge diceva come evitare il pericolo valanghe"

dall’inviata

Poi tra le rovine di Rigopiano compare una donna elegantissima, ma cosa ci fa in mezzo a quel nulla, che fa pensare solo alla morte?

Silvana Angelucci sta inviando un video nella chat di famiglia, la parrucchiera di Castel Frentano con il marito Luciano Caporale è tra i 29 morti nel resort ai piedi del Gran Sasso. Spezza il cuore l’idea di proiettare da dentro le macerie dell’hotel gli ultimi momenti felici dei prigionieri, 40 persone in trappola nel 4 stelle che verrà cancellato da una valanga alle 16.49 del 18 gennaio 2017, solo in 11 si salveranno.

Il Teatro Massimo di Pescara è affollato per l’anteprima della docuserie Sky Original E poi il silenzio - Il disastro di Rigopiano, 5 episodi prodotti da Sky Italia e Sky Tg24, in esclusiva da domani 20 novembre su SkyTg24, SkyDocumentaires e Sky Crime, che arrivano dopo il successo del podcast. Questo è il territorio ferito. Ci sono familiari delle vittime e soccorritori. C’è Gianluca Ginoble del Volo, anche lui doveva essere tra gli ospiti.

Pablo Trincia presenta la sua nuova inchiesta – coautori il regista Paolo Negro e Debora Campanella – e parla al cuore: "È una storia diversa dalle altre perché in quell’albergo potevamo esserci tutti noi, ci siamo stati tutti noi, che ci siamo regalati un momento di svago. Ci siamo rivisti in queste persone, in queste coppie, in queste famiglie. Questa è una storia di legami spezzati, ed è il motivo per cui l’ho scelta. È stata una chiamata dal pubblico, dopo aver raccontato il naufragio della Costa Concordia in tanti mi hanno scritto e mi hanno chiesto di occuparmi di Rigopiano". Far sentire con il corpo cos’è successo, sta dicendo Trincia, questo è l’obiettivo del suo lavoro.

Entriamo con lui nell’hotel e poi nelle case delle famiglie, nella camera di Valentina Cicioni, che non aveva ancora 33 anni, e alle 12.38 del 18 gennaio, in un messaggio all’amica Pamela, aveva avuto quella premonizione, "mai avuto così paura... Più che altro per la neve che può cadere dalla montagna". Ed era accanto al marito Giampaolo Matrone quando la valanga ha cancellato tutto. Quando quel vento gelido, quel killer silenzioso, è piombato in meno di 2 minuti a 100 chilometri all’ora su quel paradiso, lungo un canalone che visto oggi pare una pista da birilli. Lui si è salvato, e la storia sa davvero di miracolo, perché è rimasto per 62 ore sotto la neve, l’ha appena raccontato nel suo libro, L’ultimo sopravvissuto di Rigopiano. Che è anche l’ultimo capitolo di una “letteratura“ su questa strage di montagna, la più grave in Europa dal dopoguerra. "Una moderna Pompei", l’immagine del regista, lo stesso che ha avuto l’idea di proiettare i video felici dalle rovine. "Deve diventare un memoriale", propone Trincia. Un documento e un monito.

"La strage era sicuramente prevedibile e sta scritto ovunque, a prescindere da qualsiasi sentenza", non ha dubbi il giornalista d’inchiesta, alla fine del suo lungo viaggio tra le carte del processo e il cuore spezzato delle persone. "La storia racconta che nel 1992 era stata fatta una legge chiara, che prevedeva la realizzazione di una Carta per localizzare il pericolo valanghe", ricorda. Entro novembre è attesa la sentenza della Cassazione.