Mercoledì 15 Gennaio 2025
REDAZIONE MAGAZINE

Resistenza: "Noi, fino al cuore della rivolta"

Il Collettivo che cura gli archivi della lotta partigiana lancia la ventesima edizione del festival di Fosdinovo.

Un sentiero dell’Appennino. tosco-emiliano nei giorni della Liberazione

Un sentiero dell’Appennino. tosco-emiliano nei giorni della Liberazione

FOSDINOVO (Massa Carrara)

Sperimentare, contaminare linguaggi ed esperienze, custodire testimonianze, tenendo però ben saldo il timone dei valori che hanno ispirato la Resistenza. Il risultato? Una festa che punta a essere anticorpo democratico della Repubblica, pensata dal Collettivo Archivi della Resistenza, che è nata a Fosdinovo, paese sulle Apuane che guardano Massa Carrara, giunta alla 20ª edizione. Si chiama Fino al cuore della rivolta e vuole difendere quei valori che animavano i partigiani, in un mondo che viene corteggiato da rigurgiti del passato, venti di guerra e leader soli al comando. Si tratta del primo festival nazionale dedicato alla Resistenza e si offre di far riflettere a tutto tondo. Da Piazza della Loggia ad Antonio Gramsci, dalle stragi nazifasciste sulla Linea Gotica Occidentale al centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti, ponendo al centro anche temi attuali come la giustizia climatica, la fame di lavoro e le morti in cantiere. Un intreccio tra passato e presente.

Musica, dibattiti, teatro e poesia, il tutto all’interno di un bosco di castagni secolari, intorno a quella che era la sede di una colonia per bambini realizzata dai partigiani nel dopoguerra e trasformata, a fine anni Novanta, nel primo museo multimediale italiano con testimonianze legate alla lotta partigiana, fonti orali uniche. Ogni giornata è ricca di spettacoli e vede protagonisti importanti nomi del panorama artistico e culturale (in tutto 56), da Neri Marcorè, Lucio Corsi, Lella Costa, David Riondino, Moni Ovadia alla direttrice di Qn, La Nazione, il Resto del Carlino, Il Giorno, Luce! Agnese Pini, solo per citarne alcuni (dal 2 al 6, poi dal 9 al 15 agosto, programma su archividellaresistenza.it). Alessio Giannanti racconta la genesi della manifestazione e i valori che la sostengono.

Fino al cuore della rivolta, un titolo evocativo…

"Nasce da una poesia dello scrittore Paolo Bertolani, che parla del racconto di un bambino figlio di una ‘staffetta’ partigiana, che lo attende a casa mentre lui è in missione. Il senso del festival? Il collettivo formato da allora giovani studenti universitari, nel 2004 stava raccogliendo testimonianze, intervistando i partigiani e le partigiane, un tempo numerose. Da lì è nata l’esigenza di condividere il piacere che questi racconti ci davano. Quelle memorie, se lasciate in un archivio, sarebbero state parole morte: è nato un festival".

Un’esigenza che oggi festeggia 20 anni…

"Tutto è nato da una piccola associazione. Il festival è cresciuto tanto: il nostro è un modello di come si può fare cultura dal basso, siamo in tutto 120 volontari. Anche la collocazione della manifestazione, in un bosco di castagni, ha attivato simbolicamente l’idea di salire ai monti come nel’43, e pure una riflessione sul modo di intendere la vita, ovvero mettendola in discussione per aprirci a qualcosa di nuovo".

È ancora importante raccontare la Resistenza?

"Il futuro è legato al passato, è un fatto di cittadinanza, qui non stiamo parlando della peste del 1300, ma studiamo il dettato costituzionale, un’idea di libertà, la vittoria delle Resistenza, il senso democratico, la costruzione di una società diversa e alla portata di tutti, valori che dovrebbero essere oggi il sale della terra".

Lo scenario politico internazionale presenta rigurgiti del passato. La preoccupa?

"In Europa soffia l’alito pesante della guerra, dei nazionalismi, xenofobia e paura del diverso. La nostra storia è giustizia e uguaglianza tra gli uomini. La festa punta a essere un anticorpo democratico della Repubblica, che mette al centro valori da non rottamare"

Alfredo Marchetti