Roma, 24 settembre 2022 - Il gradino no, non l’aveva considerato. Dopo essere caduto rovinosamente proprio alla vigilia dell’attesissimo ritorno sulle scene, inciampando sulla superficie sconnessa del marciapiede davanti alla telecamera di un avventore che ne documentava l’improvvido posteggio dell’Hummer sulle strisce pedonali, Renato Zero ha affrontato ieri sera il primo dei sei concerti celebrativi che lo terranno sotto la luna del Circo Massimo fino al primo ottobre. Ieri è partito con un inedito – Quel bellissimo niente – e ad aiutarlo a riprendersi dai migliori danni della sua vita sono arrivati Giorgio Panariello, Jovanotti coprotagonista di un medley con Siamo eroi, i Neri Per Caso di Inventi, Fabrizio Moro de Il caos, Morgan di Amico in una riedizione dei concerti-evento del 2010 a Piazza di Siena, in cui il soggetto smarrito festeggiò i suoi 60 anni su un palco sprofondato nel verde di Villa Borghese. "Avrei voluto tanto tornare lì, ma ci sono degli alberi pericolanti e non me l’hanno permesso" si rammarica per questa celebrazione dei settanta posticipata di due anni causa pandemia.
Una festa da reinventare ogni sera ("il materiale non mi manca, ho scritto per cinque cantautori e ne è vivo solo uno") con un’orchestra di cinquanta elementi diretta da Adriano Pennino, una band di sette musicisti, otto coristi e ventitré ballerini su quel palco protagonista dell’estate romana pure l’anno prossimo con un’overdose di artisti eccellenti che va Bruce Springsteen e Cesare Cremonini.
Com’è tornare in scena dopo tre anni di stop forzato? "È come riprendere gli studi dopo averli abbandonati anzitempo e doversi imbattere in Omero e gli altri classici. All’età che ho sono felice di poter sostenere ancora esami di questo tipo. E non finisce qui, perché ho intenzione di tornare in tour a febbraio, nei palasport, dove mi porterò innanzitutto il balletto perché facciamo cose folli".
E il ginocchio? "Tutto bene. Ho rifatto la scena, con mio figlio. E l’abbiamo intitolata Cascate del Niagara . Quel video l’ha fatto un fan al quale avevo negato un selfie".
Nello spettacolo c’è un pensiero per Mimì e per Gabriella Ferri, ma non per la Carrà. Perché? "Per una ragione molto semplice: non sono ancora convinto che Raffaella se ne sia andata. Abitiamo vicini all’Argentario e l’estate scorsa sono stato a cena quattro volte a casa sua con Sergio Iapino e Gianluca, il suo assistente, ricavandone la certezza che Raffaella sa ancora ospitare e ricevere gli amici".
Che città è la sua oggi? "Io sono forse a metà strada fra Roma Nord e Roma Sud, questo mi solleva dal problema di un razzismo velato, ma evidentemente presente. Abbiamo perso la piazza, abbiamo perso i vicoli che appartengono ormai a un commercio bieco e anche insignificante, se vogliamo. Perché le botteghe degli artigiani rendevano i cestari, i bottari, i fiaschettari. Sono nato in via Ripetta ed eravamo circondati, c’era persino la clinica delle bambole, che per fortuna è rimasta".
Lei ha iniziato questa serie di concerti con un’Italia e la finisce con un’altra. "Mi chiedo se c’era tutta questa fretta di andare alle urne. Penso che sarebbe stato giusto arrivare fino alla fine naturale della legislatura con Draghi. E invece ora andiamo al voto come se facessimo una schedina del totocalcio e non conosciamo i nostri eventuali rappresentanti: questo lo trovo veramente superare. Abbiamo avuto gli Almirante, i Saragat, i Nenni, i Togliatti, un corpo di politici che si facevano conoscere. Nel bene e nel male. Politici che andavano nelle borgate, nelle case, che dialogavano con la Chiesa. Erano la forza di quell’Italia lì".
E ora? "Trovo offensivo che dopo un mandato i politici abbiano la pensione. E che dall’altra parte si paghino bollette da 600 euro. Vogliamo un governo fatto magari di tre partiti com’era una volta, ma di gente che si rende conto che vogliamo la pace e uno Stato che consideri le esigenze degli operai, degli studenti. Non si può dover scegliere se comprare il pane o pagare il gas. Siamo orfani di una cultura che ci viene consegnata come un lusso, non come qualcosa d’indispensabile".