Mercoledì 22 Gennaio 2025
RITA BARTOLOMEI
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Ragni spaziali ma anche grilli e topi. “Animali astronauti, che scoperte”

Daniela Santucci, psicobiologa dell’Iss, ha collaborato con le missioni di Asi ed Esa, mandando i topi in orbita. “Ma sono sempre tornati vivi sulla Terra”

Roma, 13 dicembre 2024 – Ma i ragni astronauti nello spazio cosa ci rivelano? “Sono esseri viventi che condividono con noi tante cose, un’organizzazione dell’apprendimento di quello che succede intorno a loro, una risposta comportamentale agli stimoli. E come gli insetti percepiscono l’ambiente, hanno un senso della gravità”.

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Ragni nello spazio, ecco cosa ci rivelano: le spiegazioni della scienziata
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Daniela Santucci, psicobiologia, ricercatrice dell’Istituto superiore di sanità, collabora storicamente con l’agenzia spaziale italiana e con l’Esa, e da sempre è appassionata di fantascienza. “Abbiamo mandato i topi nello spazio ma le nostre missioni sono progettate per farli tornare”, tiene a precisare. Sempre considerano il limite etico come condizione, perché sullo sfondo resta sempre il ricordo straziante di Laika, la cagnolina che i russi spedirono in orbita su un satellite Sputnik e sacrificarono, era il 3 novembre 1957.

La storia per punti

Gli animali nello spazio

Oggi - dopo tanti cani, gatti, conigli e scimmie - le missioni spaziali spediscono in orbita ancora tanti topi - “un evergreen” - ma anche microbi, tardigradi, lumache, grilli e ragni, appunto. Messi alla prova dell’ambiente estremo per avere risposte. “Come mammifero facilmente trasferibile nello spazio, il topo è il più vicino a noi - è la didascalia della scienziata -. È animale sociale, ha figli, nipoti, zii, il rivale per conquistare la femmina, il comportamento sociale. Che cosa ci dice? Distinguerei due livelli, il primo è capire la fisiologia dell’adattamento all’ambiente estremo, vale anche per il ragno che si organizza nello spazio, per come cambia il disegno della sua ragnatela, in assenza di gravità. Dall’altra gli animali ci aiutano a capire come potremmo sopravvivere meglio nel lungo termine nei voli spaziali, una prospettiva per il futuro”.

Anche semi e piante

Sono stati spediti in orbita “anche piante e semi che germinano, per vedere come si organizzano - racconta Santucci -. La domanda più facile per noi è come si possa crescere, svilupparsi, adattarsi. Capire gli effetti dell’esposizione alla micro-gravità e alle radiazioni e le possibili contromisure. Come porre rimedio per esempio all’osteoporosi, in qualche modo analogo a a quanto succede alle ossa degli astronauti che si consumano, diventano fragili durante la permanenza in micro-gravità. Ogni animale ci può insegnare qualcosa”.

Capire le malattie

Ma c’è dell’altro, che ci riporta sulla terra. “Capire come ci si adatta alle condizioni estreme ci fa comprendere quali sono i meccanismi alla base delle persone che perdono la capacità di adattarsi sulla terra, questa è l’idea di chi si occupa di cervello e sofferenza mentale”.

Aggiunge la scienziata: “Sono tantissimi gli studi che si fanno. Come sarà una ragnatela nello spazio è interessante perché a terra le tele vengono realizzate seguendo il principio della gravità”. Poi i topi, “animali che hanno grandissima capacità di adattamento, vivono ovunque e comunque. Imparano a gestire l’assenza di gravità fluttuando sereni, mangiano e bevono, ancora non siamo riusciti a riprodurli. Quelli che noi abbiamo mandato sono ritornati sulla terra. Ci sono esperimenti che vanno a termine, io non parteciperai mai a nessuno di questi, a meno che non si tratti di provare a fare una colonia spaziale. I nostri topi sono volati e sono tornati vivi”.

Il caso degli scorpioni e delle blatte

Ma le sorprese non finiscono qui. “Adesso si sta ragionando molto su come nutrirsi nello spazio – svela la scienziata -. C’è un movimento che sostiene che le blatte sembrerebbero avere le caratteristiche giuste per essere mangiate, ottimi candidati perché capaci di sopravvivere in condizioni estreme e ricche di proteine”. Ma alla fine l’obiettivo della ricerca è uno solo e la dottoressa Santucci lo riassume con un tono di grande passione nelle parole. “Se riuscissimo a dare una mano alle persone che soffrono, cercando di capire qualcosa in più sulla nostra vulnerabilità allo stress, ecco questo sarebbe davvero molto bello”.