Roma, 13 dicembre 2024 – Ma i ragni astronauti nello spazio cosa ci rivelano? “Sono esseri viventi che condividono con noi tante cose, un’organizzazione dell’apprendimento di quello che succede nel mondo, una risposta comportamentale agli stimoli. E come gli insetti percepiscono l’ambiente, hanno un senso della gravità”.
Daniela Santucci, psicobiologia, ricercatrice dell’Istituto superiore di sanità, collabora storicamente con l’agenzia spaziale italiana e con l’Esa, da sempre appassionata di fantascienza. “Abbiamo mandato i topi nello spazio ma nelle nostre missioni sono sempre tornati”, tiene a precisare. Mettendo quel limite etico come condizione, perché sullo sfondo resta sempre il ricordo straziante di Laika, la cagnolina che i russi spedirono in orbita su un satellite Sputnik e sacrificarono, era il 3 novembre 1957.
La storia per punti
Gli animali nello spazio
Oggi - dopo tanti cani, gatti, tartarughe e scimmie - le missioni spaziali spediscono in orbita ancora tanti topi - “un evergreen” - ma anche lumache, grilli e ragni, appunto. Messi alla prova dell’ambiente estremo per avere risposte. “Come mammifero il topo è il più vicino a noi - è la didascalia della scienziata -. Ha figli, nipoti, zii, il rivale per conquistare la femmina, il comportamento sociale. Distinguerei due livelli, il primo è capire la fisiologia dell’adattamento all’ambiente estremo, vale anche per il ragno che si organizza nello spazio, per come cambia il disegno della sua ragnatela, in assenza di gravità. Dall’altra parte ci aiutano a capire come potremmo tutti quanti sopravvivere meglio nel lungo termine nei voli spaziali, una prospettiva per il futuro”.
Anche semi e piante
Sono state spedite in orbita “anche piante e semi che germinano, per vedere come si organizzano - racconta Santucci -. La domanda più facile per noi è come si possa crescere, svilupparsi, adattarsi. Capire come organizzare il movimento in funzione di tutta la micro-gravità o delle radiazioni, come porre rimedio all’osteoporosi, perché le ossa degli astronauti che si consumano, diventano fragili al ritorno. Ogni animale ci può insegnare qualcosa”.
Capire le malattie
Ma c’è dell’altro, che ci riporta sulla terra. “Capire come ci si adatta alle condizioni estreme ci fa comprendere quali sono i meccanismi alla base delle persone che perdono la capacità di adattarsi sulla terra, questa è una grande idea di chi si occupa di cervello e sofferenza”.
Aggiunge la scienziata: “Sono tantissimi gli studi che si fanno. Come farà una ragnatela nello spazio è interessante perché a terra le tele vengono realizzate seguendo il principio della gravità”. Poi i topi, “animali che hanno grandissima capacità di adattamento, vivono ovunque e comunque. Imparano a gestire l’assenza di gravità fluttuando sereni, mangiano bevono, ancora non siamo riusciti a riprodurli. Quelli che noi abbiamo mandato sono ritornati sulla terra. Ci sono esperimenti che vanno a termine, io non parteciperai mai a nessuno di questi, i nostri topi sono volati sono tornati vivi”.
Il caso degli scorpioni e delle blatte
Ma le sorprese non finiscono qui. “Adesso si sta ragionando molto su come nutrirsi nello spazio – svela la scienziata -. C’è un movimento che sostiene che le blatte sembrerebbero avere le caratteristiche giuste per essere mangiate, ottimi candidati per avere proteine nello spazio”. Alla fine l’obiettivo della ricerca è uno solo e la dottoressa Santucci lo riassume con un tono di grande passione nelle parole. “Se riuscissimo a dare una mano alle persone che stanno male, cercando di capire qualcosa in più sulle nostre capacità di adattarci alle situazioni difficili, ecco questo sarebbe davvero molto bello”.