"Solo perché riteniamo che alcune cose siano inimmaginabili, non significa che non possano accadere": con queste parole la regista e sceneggiatrice bosniaca Jasmila Zbanic ha presentato il film 'Quo Vadis, Aida?', che il 3 settembre entra ufficialmente in competizione per il Leone d'Oro della Mostra del cinema di Venezia 2020. Si tratta di una vicenda dai tratti autobiografici e che ricorda il massacro di Srebrenica (6-15 luglio 1995), una delle pagine più buie della guerra in Bosnia ed Erzegovina.
'Quo Vadis, Aida?', il film
La trama si svolge nel 1995, presso la cittadina di Srebrenica. La Storia con la S maiuscola ci insegna che la città fu teatro del genocidio di oltre ottomila musulmani bosniaci perpetrato dai soldati e dai paramilitari guidati dal generale Ratko Mladic (che nel 2017 sarà condannato dal tribunale dell'Aja come criminale di guerra). Il film 'Quo Vadis, Aida?' ripercorre questi fatti dal punto di vista di un'interprete, la Aida del titolo, che lavora alle Nazioni Unite e che cerca rifugio dalla guerra presso l'accampamento dei caschi blu presenti nella zona. Proprio la sua capacità di parlare più lingue le consente un accesso privilegiato agli eventi che determineranno il futuro suo, quello della sua famiglia e della sua gente.
Nata a Sarajevo nel 1974, Jasmila Zbanic ha studiato arti performative nella sua città, ha poi lavorato negli Stati Uniti come burattinaia e clown, in seguito è tornata in patria e ha iniziato a occuparsi di cinema. Dopo avere realizzato alcuni cortometraggi, nel 2006 ha girato il suo primo lungo di finzione, intitolato 'Il segreto di Esma', e grazie a esso ha vinto l'Orso d'Oro al Festival di Berlino. La storia è quella di una giovane donna bosniaca che non se la sente di rivelare alla figlia adolescente che è nata in seguito a uno stupro avvenuto durante la guerra.
'Quo Vadis, Aida?' è il quinto lungometraggio di finzione di Jasmila Zbanic, che in proposito ha dichiarato: "Questo film parla di una donna alle prese con un gioco di guerra tra uomini. Parla di coraggio, amore e resilienza – e anche di quanto può accadere se non riusciamo a reagire tempestivamente ai primi segnali di pericolo. Sono una sopravvissuta della guerra in Bosnia. Un giorno hai tutto, il giorno dopo la maggior parte delle cose che conoscevi non esiste più. Solo perché riteniamo che alcune cose siano inimmaginabili, non significa che non possano accadere".