Non tutto quello che viene postato sui social network è visualizzato e in ogni caso ciò che arriva online può avere effetti enormi sul mondo reale: sono due dei temi che animano il documentario 'Quello che i social non dicono', che sarà nelle sale cinematografiche italiane da domenica 14 a mercoledì 17 aprile, come evento speciale. Cerchiamo di capire cosa abbiamo di fronte e perché vale la pena di guardarlo.
QUELLO CHE I SOCIAL NON DICONO, IL FILM DOCUMENTARIO
Realizzato dai documentaristi tedeschi Hans Block e Moritz Riesewieck, 'Quello che i social non dicono' getta uno sguardo sul dietro le quinte dei social network e in primis ci racconta chi sono le persone incaricate di autorizzare o censurare i contenuti postati dagli utenti. Prima di arrivare in sala ha girato parecchi festival, ricevendo un'accoglienza più che positiva e ottenendo alcuni premi importanti.
DI COSA PARLA
Agli albori di Internet c'era il sogno di un luogo, la Rete, completamente libero e contenitore di cultura non mediata dal potere. Oggi gran parte di ciò che sappiamo gira su piattaforme come Facebook, YouTube e Twitter o attraverso motori di ricerca come Google, tanto che spesso sono i quotidiani istituzionali a inseguire i trend stabiliti altrove piuttosto che generarli attraverso opportuni approfondimenti.
A gestire i contenuti dei social è un esercito di persone, in gran parte filippine, che devono stabilire cosa andrà davvero online e cosa invece no, censurando per esempio video di suicidi tentati o realizzati, immagini pedo pornografiche o legate ad atti terroristi (le decapitazioni dell'ISIS, per esempio). Un compito che genera profondi traumi psicologici, del tutto ignorati dai datori di lavoro.
Inoltre, ulteriore argomento del documentario, è chiaro che c'è un pericolo intrinseco nel fatto che un'azienda agisca da censore. Con le parole pronunciate nel trailer: "Facebook ha la più grande popolazione al mondo rispetto a qualsiasi Stato, e quando agisce da censore è potente come uno Stato".
IL TRAILER
COM'È 'QUELLO CHE I SOCIAL NON DICONO', LE RECENSIONI
In media la critica internazionale ha accolto il documentario con toni più che positivi, sia perché porta sotto i riflettori un argomento precedentemente molto ignorato, sia perché pone domande fondamentali per la contemporaneità.
Certo, gli 88 minuti di durata sono un tempo brevissimo per esaurire un tema così vasto, e c'è chi ha fatto notare che 'Quello che i social non dicono' tende a essere un po' superficiale, in alcuni passaggi. Rappresenta però un ottimo punto di partenza per iniziare a ragionare su come funziona l'informazione contemporanea e per avere maggiore consapevolezza nell'uso dei social network.
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Magazine'Quello che i social non dicono', il documentario da vedere