Venerdì 19 Aprile 2024

Quando (anche) Churchill ammirava il Duce

Nel nuovo libro di Bruno Vespa la passione degli italiani per Mussolini, condivisa per alcuni anni da leader e osservatori internazionali

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Esce oggi il nuovo libro di Bruno Vespa, “Perché l’Italia amò Mussolini (e come ha resistito alla dittatura del virus)”, per Mondadori. Si divide in 14 capitoli: otto sono dedicati al consenso interno e internazionale che Mussolini ebbe tra il 1925 al 1946; sei al Covid, dal suo primo apparire fino al 24 ottobre quando il libro è stato chiuso. Pubblichiamo un’anticipazione. 

Nonostante nel 1927 fosse ormai a tutti gli effetti un dittatore, Mussolini era apprezzato da statisti e giornali stranieri. Il 15 gennaio ricevette a palazzo Chigi Winston Churchill, in quel momento cancelliere dello Scacchiere, cioè ministro delle Finanze del governo britannico.

Churchill "si presentò senza sigaro, né mai ne accese uno durante il colloquio che durò un’ora di orologio" racconta Quinto Navarra in Memorie del cameriere di Mussolini. In realta, Navarra non è mai stato il cameriere di Mussolini. Era primo commesso al ministero degli Esteri, quando nel 1922 il Duce ne prese l’interim. Fu amore a prima vista e Navarra lo seguì fino a Salò, presidiando la sua anticamera. …

Ma torniamo a Churchill. L’indomani il Duce ne ricambiò la visita all’ambasciata britannica e fu l’ultima volta che i due s’incontrarono. In una conferenza stampa tenuta qualche giorno dopo, il cancelliere britannico dichiarò di apprezzare la vittoria italiana contro "gli appetiti bestiali del leninismo", sostenne che "è perfettamente assurdo dichiarare che il governo italiano non si posi su una base popolare o che non sia sorretto dal consenso attivo e pratico delle grandi masse". Concluse dicendosi "affascinato" da Mussolini: "È facile accorgersi che l’unico suo pensiero è il benessere durevole del popolo italiano".

Sempre nel gennaio 1927 George Bernard Shaw scrisse sul Daily Mail: "Il popolo era tanto stanco dell’indisciplina e della vacuità parlamentare, che sentiva il bisogno di una tirannia efficace. L’onorevole Mussolini è il suo adorato tiranno".

E il 18 maggio lo storico John Spargo – biografo di Karl Marx e cofondatore del Partito socialista americano, poi passato ai repubblicani – si profuse in complimenti sul New York Times: "Mussolini oggi è l’uomo più straordinario del mondo e la sua figura è così dominante che nessuno studioso di storia può considerarla con indifferenza".

Samuel Sidney McClure, celebre giornalista investigativo americano di origine irlandese, si recò a Milano a esaminare otto annate del Popolo d’Italia, dal 1914 al 1922. Scrisse ad Arnaldo, fratello di Benito e direttore del giornale, che la storia di quegli anni era "stupefacente" e concluse: "Amo vostro fratello più di ogni altro uomo che io abbia incontrato, eccettuato Theodore Roosevelt, che ho servito per trent’anni".

Perché accadeva tutto questo? Ancora una volta occorre guardare la carta geografica. L’Italia è sempre stata considerata un paese strategico per gli equilibri mondiali. Se nel primo dopoguerra nel Partito socialista italiano avesse prevalso la maggioranza leninista, il nostro paese sarebbe stato perduto per l’Occidente.

Per politici e osservatori occidentali, quindi, la soppressione della liberta politica in Italia per opera di un dittatore amico dell’Occidente era preferibile alla scelta bolscevica, che difficilmente avrebbe garantito la dialettica democratica.

 

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