Qualità sempre più alta. E conquista di nuovi mercati, in tutto il mondo. Obiettivi importanti e ambiziosi ai quali sta puntando Ovyé, un’azienda di famiglia giunta alla quarta generazione in cento anni di storia. Iniziata a Piumazzo, località in provincia di Modena con Giovanni Lucchi, il bisnonno, che fa il primo paio di scarpe e scommette su questa categoria di prodotto che poi porterà avanti trasferendosi a Bologna il figlio Renzo Lucchi, che avvia un primo laboratorio per per la vendita su larga scala e anche di altri marchi. A lui succedono la figlia Cristina Lucchi con il marito Rino Caruso che fanno l’azienda grande com’è oggi. Parliamo di Ovyé, nome del brand di calzature che dal Centergross a Bologna sta spopolando oggi grazie all’entusiasmo dei nipoti del fondatore, Annalisa Caruso e Luca Caruso, entrati in azienda a inizio Duemila, la prima visionaria e attenta a ogni sviluppo del brand e il secondo che si occupa del commerciale e sviluppo dei mercati. Ovyé, un nome di fantasia per un mondo di tendenze e di grandi classici rivisitati, con la specializzazione di conoscere e coccolare i sogni delle donne che amano indossare scarpe diverse per ogni occasione, dalle ballerine agli stivali, dai mocassini alle decolletè da sera.
"Le nostre scarpe sono tutte Made in Italy – racconta Annalisa Caruso che prima di prendere le redini dell’azienda di famiglia si è laureata in economia aziendale all’Università di Bologna – e sono tutte di qualità. Un traguardo non facile quando si fanno grandi numeri e collezioni velocissime, quelle che stanno tra il pronto moda e il programmato, un orizzonte di grande specializzazione. Ci siamo concentrati sulla moda femminile con un team creativo che io e mio fratello Luca seguiamo da vicino per uscire ogni anno con l’estivo a metà novembre e con l’invernale a maggio. In mezzo tante collezioni a raffica". La produzione è tutta concentrata in laboratori specializzati che producono per Ovyé in varie regioni della Penisola, là dove c’è competernza e tecnica e esperienza, a prezzi giusti e con la specializzazione che sta dietro a ogni progetto.
"Il nostro è un pronto programmato, siamo così veloci che in 3 o 4 giorni riusciamo a fare riassortimenti come ci chiedono i clienti, e in questo sta tutta la velocità che abbiamo imparato stando al Centegross qui a Bologna – continua Annalisa Caruso – e anche in questo modo sosteniamo la nostra clientela che ha continuo bisogno di merce nuova e attrattiva. Purtroppo tanti negozi di calzature hanno chiuso in questi anni e la battaglia si è fatta ancora più dura. Ma noi siamo molto contenti delle 350mila paia di scarpe che produciamo ogni anno, del nostro team interno che conta 10 persone, del fatturato 2023 che è arrivato a 10 milioni di euro. Negli ultimi sei anni abbiamo realizzato più del 50% del fatturato e questo racconta la tenacia del nostro lavoro".
Ora in Ovyé si stanno progettando tante novità, presto si inizierà a puntare verso gli accessori, soprattutto borse e gioielli fashion. Si insisterà sul nuovo logo, due O che si intrecciano come in un abbraccio di felicità, che presto comparirà come dettaglio prezioso sulle calzature. Un altro indizio della tensione crescente verso la qualità che sta cambiando, felicemente, il volto ad Ovyé. Attenzione anche alle vendite on line del brand che volano da due anni nel mondo e al presidio di mercati forti come Germania, Francia, Polonia e Russia.