Una reunion molto pulp. La celebrazione di un evento epocale della cultura pop degli ultimi trent’anni. Perché Pulp Fiction di Quentin Tarantino è stato questo, un’iniezione di adrenalina dritta nel cuore di Hollywood. Al Turner Classic Movies film festival di Los Angeles si sono riuniti i protagonisti di Pulp Fiction: John Travolta, Uma Thurman, Samuel L. Jackson e Harvey Keitel, con il pubblico in delirio, a celebrare i trent’anni dall’uscita del film. Era la primavera 1994: a maggio, Pulp Fiction vinceva la Palma d’oro a Cannes, con la giuria presieduta da Clint Eastwood. E il cinema, da allora, non sarebbe stato più lo stesso.
"Quel film ha cambiato il cinema, e la mia vita", ha detto Uma Thurman, che nel film è Mia Wallace, la giovane moglie del boss che balla con John Travolta un memorabile twist – Uma a piedi nudi, John con i calzini – sulle note di ‘You Never Can’t Tell’ di Chuck Berry. "Ho mantenuto una relazione sempre più intensa con ‘Pulp Fiction’, per tutta la vita. Quel film ha cambiato il cinema", ha detto.
Il titolo, Pulp Fiction, evoca i romanzi criminali stampati su cartaccia, "pulp", fatta di polpa di cellulosa. Fumettaccio, romanzaccio. Ma il risultato è eccezionale, esplosivo: Pulp Fiction incassa più di 200 milioni di dollari, e ne era costati soltanto 8. Tarantino, trentunenne, vince l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale. E pensare che quella sceneggiatura erano una dozzina di taccuini pieni della scrittura illeggibile di Quentin, scritti in un tugurio di Amsterdam, con migliaia di errori di ortografia. Un caos indescrivibile, che una paziente dattilografa trasformò nel copione più famoso degli ultimi trent’anni.
Ma che cosa ha reso Pulp Fiction un cult assoluto? Il fatto di mescolare l’ironia e la violenza: si muore e si ride, a distanza di un attimo. La genialità di un film di gangster che mostra che cosa fanno i criminali quando non commettono crimini. E i momenti più interessanti sono proprio quelli fra un crimine e l’altro: una conversazione fra colleghi gangster sulla vita in Europa, un "appuntamento" con la moglie del boss in un diner pop con i camerieri vestiti da star del cinema, o il monologo biblico tutto inventato – Ezechiele 25:17 – prima di fare una carneficina…
E poi, il colpo di genio della narrazione non lineare: una narrazione che salta avanti e indietro nel tempo, raccontando storie che si intrecciano le une con le altre. Da Pulp Fiction in poi è cambiato il cinema. Si è scoperto che c’era una maniera nuova di raccontare storie di gangster, ironica ma ugualmente spettacolare. Una maniera nuova di smontare e rimontare pezzi di film del passato e metterli dentro un film nuovo. In quegli anni, al cinema, Stallone e Schwarzenegger vedevano spegnersi il loro "tocco" magico, nel trasformare ogni avventura in un successo; Harrison Ford stava per dedicarsi a film più seri; solo David Lynch aveva sconvolto tutti, con le atmosfere spiazzanti di Cuore selvaggio. Ma Tarantino dà un "coup de vieux" a tutti. Fa sembrare vecchi tutti gli altri. Scopre il gusto di giocare col cinema, e lo fa scoprire allo spettatore.
John Travolta era in crisi, quando ricevette la chiamata di Tarantino: "Avevo avuto uno splendido primo capitolo della mia carriera, e stavo disperatamente cercando un secondo", ha confessato. "Quentin mi ha portato sulla Luna. Dopo quel film, non si può neanche immaginare quante altre opportunità ho avuto". Alla reunion mancava Bruce Willis, che da tempo combatte con una demenza frontotemporale. Quentin, invece, era l’unico assente ingiustificato, dopo aver dichiarato poche ore prima che non farà The Movie Critic, il suo iper mega stra atteso ultimo film.