Milano, 7 dicembre 2024 – Duemila alla Scala per assistere alla Prima. Duemila in strada per protestare contro il ddl Sicurezza e chiedere la fine del “genocidio a Gaza”. A ben guardare, il numero è l’unico punto in comune tra gli spettatori della Forza del destino al Piermarini e i manifestanti del corteo unitario che partirà da Porta Venezia per concludersi in largo Cairoli.
Chi sarà alla Scala
Partiamo dal red carpet del Piermarini, che alle 18 in punto lascerà la ribalta alla star Netrebko e agli altri protagonisti dell’opera verdiana diretta dal direttore musicale Riccardo Chailly e allestita dal regista Leo Muscato. Per il secondo anno di fila, non ci sarà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a Parigi per la riapertura di Notre-Dame.
Il suo posto in Palco reale sarà occupato come dodici mesi fa (senza le scaramucce che avevano preceduto suo malgrado l’invito a salire di un paio di piani dalla sua poltrona nella fila M della platea) dalla senatrice a vita Liliana Segre, a completare un parterre di personalità che (al netto del forfait in extremis del presidente della Corte Costituzionale Augusto Barbera) vedrà schierati il presidente del Senato Ignazio La Russa, la vicepresidente della Camera Anna Ascani, il ministro della Cultura Alessandro Giuli, il sindaco padrone di casa Giuseppe Sala e il governatore lombardo Attilio Fontana.
Fino a ieri sera non erano annunciati altri ministri, mentre sono confermate le presenze dell’ex premier Mario Monti e dell’ormai ex alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri Josep Borrell. Ci saranno pure alcuni mostri sacri della lirica come José Carreras, Placido Domingo e Rania Kabaivanska, il tenore Francesco Meli (che nel 2023 era sul palco nel ruolo di Don Carlo), l’attore Alessio Boni, Roberto Bolle, étoile e primi ballerini tra cui Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko e sovrintendenti dei principali teatri.
A proposito di sovrintendenti, Dominique Meyer farà gli onori di casa per l’ultima volta, prima di lasciare il posto al successore Fortunato Ortombina (che però stasera non ci sarà).
Il programma
La prevedibile standing ovation per Segre e l’Inno di Mameli eseguito dall’orchestra faranno da prologo alla rappresentazione di un titolo che si porta dietro leggende e aneddoti non proprio bene auguranti, ma che allo stesso tempo affronta temi attualissimi come il patriarcato e la guerra.
“Abbiamo scelto di raccontare questa storia attraverso epoche diverse, esplorandola da prospettive spaziali e temporali sempre nuove – spiega Muscato –. Il racconto prende avvio nel Settecento e si spinge fino ai giorni nostri, senza vincolarsi rigidamente a una precisa aderenza storica”.
Così, un secolo dopo l’altro, si passerà dalla scena iniziale “in cui una giovane donna, per inseguire il suo amore, deve sfuggire al controllo paterno travestendosi da uomo” all’ultimo atto segnato dalla “tragica follia di un ufficiale decorato, consumato dalla sete di vendetta, che attraversa chilometri di terre devastate dai bombardamenti per uccidere il suo nemico”. Non senza la speranza rilanciata nel finale dall’invocazione “Pace, pace, mio Dio!”.
Le contestazioni
Il pomeriggio di Sant’Ambrogio si aprirà con l’iniziativa “Prima Popolare Antimilitare”, che terrà insieme centri sociali, filopalestinesi e sindacati di base. I partecipanti si ritroveranno in corso Venezia angolo Palestro e si muoveranno verso via San Damiano e via Visconti di Modrone, per poi svoltare a destra in via Larga.
Da piazza Missori, il serpentone si dirigerà in via Mazzini verso piazza Duomo, seguendo poi il percorso in via Mengoni, via Grossi e via Broletto fino al Castello. L’ultimo tratto sarà sorvegliato con particolare attenzione, perché a ridosso della zona rossa transennata che proteggerà l’area attorno al teatro.
Le previsioni della vigilia non segnalano particolari allarmi, ma, per dirla con le parole di Sala, serve comunque “attenzione in un momento in cui le tensioni sociali ci sono”. Imponente il dispositivo di sicurezza pianificato dal prefetto Claudio Sgaraglia e dal questore Bruno Megale.