Domenica 24 Novembre 2024
STEFANO MARCHETTI
Magazine

Manuel Agnelli: "Possiamo essere Heroes. Anche a teatro"

Il musicista debutta come attore nell’opera rock "Lazarus", il testamento di Bowie. "David mi ha insegnato il coraggio di cambiare"

Manuel Agnelli

Manuel Agnelli

L'uomo che cadde sulla Terra un po’ gli assomiglia. "Quante volte anch’io mi sono sentito prigioniero di me stesso, o dell’idea per la quale ero conosciuto. David Bowie non ha avuto mai paura di cambiare, di fuggire anche da un personaggio che aveva creato. E questa idea, sì, mi appartiene molto: non ho paura di osare", confessa Manuel Agnelli, rocker, autore, talent scout, e ora anche cantattore a teatro. Il regista Valter Malosti, direttore di Emilia Romagna Teatro, ha scelto proprio lui come protagonista di Lazarus, la versione italiana dell’opera rock che è considerata il testamento musicale e spirituale del Duca Bianco: Bowie la portò in scena a New York, Off Broadway, il 7 dicembre 2015, quando ormai la malattia lo aveva minato, e morì un mese più tardi, il 10 gennaio 2016. "Look up here, I’m in heaven. I’ve got scars that can’t be seen", "Guarda, sono in paradiso. Ho ferite che non possono essere viste", cantava nel brano con lo stesso titolo, e in un video quasi profetico. "Thomas Jerome Newton, il migrante interstellare impersonato da Bowie, rappresenta tutti coloro che sono obbligati a muoversi e a tentare di essere accettati dalla società. E quest’opera è come un viaggio nella mente di un uomo, una mente in frantumi", spiega Malosti che è riuscito ad aggiudicarsi i diritti italiani di Lazarus (che Bowie scrisse con il drammaturgo irlandese Enda Walsh) e per il suo spettacolo ha creato una tessitura di testi e canzoni di Bowie affidate alla voce di Agnelli e un ricco cast di undici interpreti e sette musicisti, fra cui Casadilego, vincitrice di X Factor, e la danzatrice e coreografa Michela Lucenti. Debutto il 22 marzo al teatro Bonci di Cesena, poi un lungo tour in Italia.

Agnelli, come affronta questo debutto? "Come una bella avventura. È la prima volta che recito a teatro, anche se nella vita lo faccio sempre – ride –. Non diventerò Carmelo Bene in tre settimane ma sono abbastanza sicuro di riuscire a trasmettere emozioni. In fondo per me questa esperienza è un cerchio che si chiude e un sogno che si realizza".

Perché? "Per me David Bowie è tutto. A 17 anni lo ascoltavo per le strade di Londra andando in giro con il Ghettoblaster, il “radiolone“, e le cuffie. E a 19 anni, con la mia fidanzata tedesca, correvo per Berlino mettendo Heroes a tutto volume. Tre giorni fa ho compiuto 57 anni, e per un artista rock a questa età è raro affrontare cose nuove. Invece ho la fortuna di poter trovare nuovi territori, nuove sfumature anche del mio lavoro. E con Bowie mi sento a casa".

Cosa ammira di lui? "Bowie è sempre stato un camaleonte geniale, ha avuto la capacità di reinventarsi continuamente, di essere curioso. Per lui la musica non era solo un esercizio di stile o di scrittura. In lui ho sempre visto un’attitudine, una capacità di trasmettere ideali. Bowie soprattutto non ha mai avuto paura di essere un personaggio divisivo. E forse in questo Valter Malosti non mi ha scelto a caso...".

In Lazarus è molto presente il tema della morte, dell’abbandono... "David Bowie ha trasformato anche la sua morte (come la sua vita) in un’opera d’arte. In questo lavoro si avverte l’idea della trascendenza, legata a un’energia dell’universo e soprattutto alla capacità di accettare anche il mistero, quello che non conosciamo. Bowie stesso è stato un grande mistero".

Nello spettacolo avrà al suo fianco vari giovani e anche Casadilego, rivelazione di X Factor, talent di cui lei è stato giudice in diverse edizioni. Lo vede come un passaggio di testimone? "In realtà no, perché è giusto che i ragazzi possano prendere da noi quello che vogliono, e poi facciano di testa loro. Fare musica per me è sinonimo di libertà. E la libertà può anche non essere perfetta".

Essere rock vuol dire questo? "Già. Tutto il decennio passato, gli anni ‘10, è stato caratterizzato da un rock puramente estetico: c’erano i suoni giusti, le chitarre, i vestiti, l’atteggiamento, ma il rock è stato svuotato dei suoi contenuti più rivoluzionari, della capacità di provocare reazioni anche negative. Invece per me il rock è soprattutto libertà. E nel rock che viene fatto oggi ne vedo poca".