di Giovanni Bogani
Sono passati vent’anni da Le fate ignoranti: da quel film che raccontava, con sguardo leggero e profondo allo stesso tempo, l’amicizia, il dolore della perduta, l’omosessualità, l’allegria di vivere insieme. Quel mescolarsi di sentimenti, di toni, la tavolozza delle emozioni di quel film piacque moltissimo al pubblico. Le fate ignoranti fu uno dei successi del 2001, fece vincere agli interpreti Margherita Buy e Stefano Accorsi il Nastro d’argento. E lanciò definitivamente la carriera del regista, Ferzan Ozpetek, turco felicemente trapiantato a Roma.
Ozpetek era al terzo film: avrebbe raccontato vite, amori, inquietudini in Mine vaganti, La dea fortuna e altri sommessi gioielli. In questi giorni Ozpetek è al lavoro al progetto più ambizioso: trasformare Le fate ignoranti in una serie tv. È sul set con un cast composito, che va da Luca Argentero (nel ruolo che era nel film di Andrea Renzi) a Cristiana Capotondi (al posto di Margherita Buy), da Eduardo Scarpetta (nel ruolo interpretato al cinema da Stefano Accorsi) a Carla Signoris, da Ambra Angiolini a Serra Yilmaz. Elena Sofia Ricci sarà Mirtilla. La serie sarà disponibile prossimamente su Star, all’interno della piattaforma Disney Plus. Nel weekend, Ozpetek è volato al Taormina film festival, diretto da Alessandra De Luca, Federico Pontiggia e Francesco Alò. Prima che salisse sul palco del Teatro antico lo abbiamo incontrato.
Ozpetek, sono vent’anni da Le fate ignoranti. Come è cambiato lei, come sono cambiati i rapporti umani che racconta nel film?
"Beh, la nostra vita è cambiata molto. Già in questi due anni, col Covid, abbiamo tutti perduto quella dimensione collettiva che per me è stata così importante nella vita".
Può esistere ancora quel modo di vivere insieme, di affrontare insieme gioie e dolori come nel film?
"Sì. Io penso che è bruttissimo vivere da soli. O meglio: si può vivere da soli, ma non si può fare a meno delle amicizie".
Adesso sta girando la serie tratta da quel film. Qual è, oggi, la forza di quel racconto?
"La forza di quel racconto è nel suo ritratto dell’amicizia. Le fate racconta l’importanza di stare insieme. Nelle Fate come nella vita vera, l’amicizia è la cosa che ci salva".
La televisione ha un ruolo fondamentale per il grande pubblico. E allo stesso tempo, diventa “d’autore“. Lei, Carlo Verdone, registi come David Lynch girano serie tv. Dunque la tv non è più il demonio?
"No che non lo è. Il racconto cinematografico va bene anche quando è visto sullo schermo di casa, persino su quello del telefono. È vero che il cinema è un’altra cosa, ma una serie televisiva ti permette di raccontare più in profondità. Io, poi, sono pazzo di set: io vivo sul set, ogni mattina ho la gioia di andare a girare una scena. A volte si stupisce anche il mio compagno, quando mi sveglio all’alba tutto felice perché vado a lavorare!"
Le piattaforme come Disney+ sono sempre viste con molto sospetto dal mondo del cinema. E invece...?
"E invece non so come avremmo fatto, in questi mesi tremendi, senza le piattaforme. E se permettono di raccontare una storia, di creare emozioni, ben vengano le piattaforme".
Nel cast ci sono attori che già conosce e apprezza, ma anche alcune interessanti new entries. Ce ne può parlare?
"Filippo Scicchitano aveva fatto con me Allacciate le cinture, amo la sua energia. Eduardo Scarpetta è stato la vera rivelazione, tutti attorno a me avevano dei dubbi, ma io ho scoperto un attore straordinario, che mi capisce al volo. Luca Argentero è tornato da me, dopo tanti anni: persona di una generosità rara, di grande cuore. E mi ha conquistato Cristiana Capotondi. Pare dipinta da Botticelli, ma parla sempre di calcio ed è un maschiaccio tremendo. Per chiamarla sul set dico ‘andatemi a cercare la camionista!’…"
Ride. Sembra davvero sereno, quando pensa ai suoi attori come a una grande famiglia.