Martedì 5 Novembre 2024

La plastica negli oceani? Colpa (anche) delle navi

Uno studio mette in risalto l'impatto del traffico marittimo sull'accumulo di rifiuti

La plastica non arriva solo dalla terraferma

La plastica non arriva solo dalla terraferma

Inaccessible Island, 1 ottobre 2019 - Un team di ricercatori ha monitorato per oltre 30 anni i livelli di inquinamento dell'isola Inaccessibile (Inaccessible Island), nel cuore dell'Atlantico, a metà strada tra Argentina e Sudafrica, scoprendo che la maggior parte delle bottiglie accumulate sulle sue spiagge provengono dalle navi. Per quanto si concentri su un piccolo bottone di terra nell'Atlantico, lo studio è esemplificativo di come la plastica riversata negli oceani non derivi solo delle cattive abitudini di chi risiede sulla terraferma.

Prima dal Sud America, poi dall'Asia

Gli autori della ricerca, pubblicata sulla rivista PNAS, hanno raccolto migliaia di frammenti di immondizia su Inaccessible Island nel corso di tre diverse visite avvenute nel 1984, 2009 e 2018. L'isola, che fa parte dell'arcipelago di Tristan da Cunha, Patrimonio dell'Unesco, è situata in prossimità di un vasto vortice di correnti, che ha favorito la formazione di una enorme discarica oceanica. Le informazioni raccolte hanno tuttavia mostrato che negli anni il flusso dei rifiuti ha cambiato il suo corso. Le etichette collezionate durante le prime ispezioni indicavano infatti che la plastica proveniva principalmente dal Sud America, distante circa 3mila chilometri. La missione condotta nel 2018 ha invece messo in luce che tre quarti dell'attuale spazzatura arriva dall'Asia e principalmente dalla Cina.

Tutti gli indizi portano alle navi

Il dettaglio più significativo riguarda il fatto che molte bottiglie di plastica erano state frantumante con il tappo ancora avvitato, prassi comune sulle navi per risparmiare spazio, spiega il primo autore Peter Ryan, dell'Università di Cape Town in Sudafrica. Inoltre, circa 9 bottiglie su 10 risultavano prodotte nei due anni precedenti al ritrovamento, escludendo la possibilità che fossero state trasportate da correnti oceaniche sul larga scala, cosa che normalmente richiederebbe dai tre ai cinque anni di tempo. La conclusione degli scienziati è che i detriti plastici derivino dai mercantili asiatici e cinesi in continuo aumento, che lanciano i rifiuti in mare invece di scaricarli nei porti. "È inevitabile che provenga dalle navi e non provenga dalla terra", ha sottolineato Ryan in un'intervista.

I rifiuti provengono direttamente dal mare

L'indagine di Ryan e colleghi fa il paio con un precedente studio apparso su Scientific Reports, secondo cui metà del peso della grande chiazza di immondizia del Pacifico (Pacific Trash Vortex) è determinato dalle reti da pesca abbandonate dalle imbarcazioni. Questi dati offrono una lettura complessa del problema, suggerendo che per contrastare l'inquinamento dei mari non è sufficiente smettere di usare sacchetti di plastica, cannucce e imballaggi monouso (misure comunque necessarie e utilissime).