Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE MAGAZINE

Immersione record nella Fossa delle Marianne, ma trova plastica

Per la prima volta un essere umano scende a 10.927 metri sotto il livello del mare e... trova rifiuti plastici

Sott'acqua

Sott'acqua

A bordo del suo sommergibile un ufficiale in pensione della marina statunitense, Victor Vescovo, si è inabissato per ben 10.927 metri sotto il livello del mare, nella Fossa delle Marianne: una profondità mai raggiunta prima da un essere umano. Qui ha trovato qualcosa che avrebbe potuto osservare anche nella strada accanto a casa sua, cioè dei rifiuti di plastica. O meglio, ciò che sembra essere un rifiuto plastico. IN FONDO ALLA FOSSA DELLE MARIANNE... L'impresa è comunque da record: la spedizione ha infatti superato il precedente primato di immersione, stabilito nel 1960, quando un sommergibile con equipaggio umano a bordo si era fermato sedici metri più in alto: può sembrare poco, ma a quelle profondità è un'enormità. È la terza volta che l'uomo esplora il cosiddetto abisso Challenger, la zona più bassa delle Fossa delle Marianne: oltre alla spedizione del 1960 e a quella condotta lunedì 13 maggio 2019, solamente il regista James Cameron si era avventurato laggiù, nel 2012, toccando i 10.908 metri di profondità. Tra l'altro, esiste ancora un margine di miglioramento: il punto più basso della Fossa delle Marianne si trova 10.994 metri al di sotto del livello del mare: un ambiente dove la luce del sole non arriva mai e dove vivono creature pochissimo studiate dagli scienziati, tanto che le missioni come quella di Victor Vescovo hanno l'esplicito scopo di raccogliere immagini e dati da analizzare. ... C'È DELLA PLASTICA Nel corso della discesa, le videocamere posizionate a bordo del sommergibile hanno infatti ripreso alcuni pesci e anemoni, come si vede nel video del quotidiano britannico Guardian che trovi qui sotto. Purtroppo, hanno anche consentito di avvistare, molto vicino alla quota record di 10.927 metri, quello che sembra un rifiuto di plastica: non è ancora certo che si tratti proprio di questo, ma i ricercatori pensano sia molto probabile e stanno conducendo ulteriori indagini nel tentativo di esserne sicuri. Se la risposta finale fosse positiva sarebbe un ulteriore campanello d'allarme sul grado di inquinamento delle acque prodotto dalla plastica, che si diffonde grazie anche alle correnti oceaniche e che, a quanto pare, può raggiungere intatta profondità inaccessibili alla stragrande maggioranza delle cose prodotte dagli umani. IL VIDEO DEL GUARDIAN Leggi anche: - Giornata della Terra 2019, i tre temi caldi - Le microplastiche sono arrivate anche sui Pirenei - La plastica nei mari porta a spasso il colera