Mercoledì 17 Luglio 2024

Plastica biodegradabile grazie al guscio di granchio

Da Georgia Tech arriva una nuova ricetta per sostituire i polimeri plastici con un nuovo materiale ecologico derivato dall'esoscheletro degli artropodi, che mantiene anche i cibi più freschi

(Foto: ANDREYGUDKOV/iStock)

(Foto: ANDREYGUDKOV/iStock)

Per cercare di ridurre la quantità di plastica che inonda gli oceani, un team del Georgia Institute of Technology ha pensato di rivolgersi… ai granchi. Il gruppo di ricerca guidato da J. Carson Meredith ha infatti sviluppato un nuovo tipo di materiale biodegradabile che sfrutta il guscio del granchio e che potrebbe essere in grado di proteggere i cibi meglio del comunissimo PET (polietilene tereftalato). UNA RICETTA ORIGINALE Il materiale ecosostenibile è stato realizzato adagiando strati alternati di chitina e fibre di cellulosa, provenienti rispettivamente da gusci di granchio e scarti di legno, su una base di acido polilattico (PLA). La chitina contenuta negli esoscheletri degli artropodi e la cellulosa che sostiene le pareti cellulari delle piante sono tra le sostanze organiche più abbondanti sul pianeta; mentre il PLA, che è un polimero dell'acido lattico, viene prodotto da vegetali amidacei come il mais. UNA GARANZIA IN PIÙ PER GLI ALIMENTI I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista ACS Sustainable Chemistry, documentano che il materiale ha molti punti in comune con una pellicola di plastica, con l'aggiunta di alcuni plus. Rispetto al PET, uno dei prodotti a base di petrolio più comuni nelle confezione trasparenti, il nuovo materiale evidenzia una permeabilità all'ossigeno inferiore del 67%: "significa che in teoria", spiega il dottor Meredith, "potrebbe mantenere i cibi più freschi e più a lungo". ZERO SPRECHI A livello molecolare uno dei segreti risiede nel fatto che le nanoparticelle di chitina e quelle di cellulosa sono dotate di cariche opposte, e la loro interazione porta alla formazione di una struttura cristallina che, al contrario del PET, non lascia spazio al passaggio dei gas. La commercializzazione è tuttavia ancora frenata da alcuni difetti (su tutti: un eccessivo rilascio di vapore acqueo), che gli autori confidano comunque di risolvere in tempi brevi. L'aspetto più confortante è che il materiale bio non richiede il consumo di risorse extra per recuperare la chitina e le fibre grezze: le industrie del pesce e della carta producono già abbastanza sottoprodotti inutilizzati, che possono essere riciclati evitando sprechi.