Uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Science & Technology Letters conferma uno dei fenomeni più temuti da chi frequenta le piscine: oltre a contenere dosi massicce di cloro, l'acqua presente nella vasche abbonda anche di pipì. Avviso: i risultati della ricerca potrebbero creare turbamento nei lettori con uno spiccato senso dell'igiene.
MI SCAPPA LA PIPÌ
Come si legge sul Guardian, il team della University of Alberta ha sviluppato un metodo indiretto per quantificare il volume di urina disciolta in acqua. Il test misura in realtà le concentrazioni di acesulfame K, un edulcorante artificiale molto comune nei prodotti alimentari, che viene espulso dall'organismo per via urinaria.
UN COMODO WC Il monitoraggio dei livelli di dolcificante in due piscine pubbliche del Canada, in un arco di tempo di tre settimane, ha permesso di calcolare che i nuotatori avevano versato rispettivamente 75 litri di urina in una piscina da 830.000 litri (un terzo di una piscina olimpionica) e 30 litri in una seconda vasca grande metà della prima.
Il team ha campionato in tutto trentuno vasche, verificando la presenza di acesulfame K nel 100% dei casi, con una concentrazione che supera fino a 570 volte quella rilevabile nell'acqua di rubinetto. Tuttavia la piscina non sembra essere il posto più disgustoso in cui mettere a mollo il proprio corpo. Nella vasca idromassaggio di un hotel è stata rilevata una quantità di dolcificante tre volte superiore alla peggiore piscina. "Il nostro lavoro fornisce ulteriori prove riguardo al fatto che le persone urinano effettivamente nelle piscine pubbliche e nelle vasche idromassaggio", ha dichiarato l'autrice principale dello studio Lindsay Blackstock.
CI SONO RISCHI PER LA SALUTE?
In realtà non è un segreto che i nuotatori professionisti non badino troppo a questo tipo di problema. Il Guardian cita ad esempio i casi degli atleti statunitensi Ryan Lochte e Michael Phelps, che in vista delle Olimpiadi di Londra 2012 ammisero candidamente di ritenere naturale il gesto di urinare in vasca. Ma al di là dell'idea respingente di nuotare tra i fluidi altrui, esistono alcuni effettivi rischi che, senza allarmismi, non vanno sottovalutati.
L'urina è infatti sterile, ma alcuni suoi componenti, come l'urea e la creatinina, reagiscono con i disinfettanti contenuti nell'acqua, dando vita a sottoprodotti chiamati DBPs (Disinfection by-products), che possono causare irritazioni oculari e respiratorie. In particolare, alcuni studi suggeriscono un collegamento tra DBPs e forme di asma sviluppate da nuotatori professionisti e personale tecnico.
MagazineUfficiale, in piscina si fa un sacco di pipì