
Piero Chiambretti, 68 anni, in onda tutti i giorni su Raitre alle 20.15
Roma, 25 marzo 2025 – Piero Chiambretti, Fin che la barca va, su Raitre ogni giorno alle 20.15, fa segnare ascolti soddisfacenti, anche più del 5%.
È appagato?
"È la realizzazione di un sogno, tornare in Rai dopo Blob con un programma realizzato su una barca. Un progetto che avevo sottoposto a Mediaset quattro anni fa ma che non si è concretizzato perché le possibili collocazioni erano tutte occupate. Così ho chiesto all’amico Piersilvio di liberarmi per tornare in Rai".
Ai tempi del suo rientro aveva detto: “Tutti se ne vanno, io ritorno. Spero di trovare qualcuno“. Chi c’era ad accoglierla?
"Della vecchia guardia solo Federica Sciarelli. Giovanna Botteri c’era ancora ma se n’è andata subito, Maurizio Mannoni era fuori. Li ho potuti invitare da esterni non per nostalgia, ma per recuperare persone di cui Raitre sente la mancanza. È giusto che la tv proceda, ma la memoria è importante".
A proposito di memoria, si sussurra che anche Striscia la notizia possa essere messa da parte, sostituita almeno parzialmente da un gioco…
"È facile fare titoli roboanti, vedremo. Striscia è un pezzo della tv italiana, va in onda da 37 anni, tanto di cappello, ha fatto e ancora oggi fa degli scoop importanti. Io spero che vada avanti, è un’istituzione che ci accompagna da sempre, come il Festival di Sanremo. Non è detto che il meglio sia sempre il nuovo che arriva".
Forse ha ragione Antonio Ricci quando dice che un programma come quello dei pacchi è incongruo per una tv pubblica…
"È un programma che ha un grande successo, su cui non si può dire nulla. Certo, quando ci sono delle persone che vincono dei soldi, il pensiero va a lotterie, alla roulette. C’è differenza tra etica e morale: l’etica del lavoro ti impone di fare programmi che abbiano successo, la morale è un’altra cosa".
Ha scelto di realizzare la trasmissione su una barca: lei è un appassionato di nautica o è solo una metafora?
"Una metafora. Siamo tutti sulla stessa barca, insieme con Putin, Zelensky, De Martino, con la politica balbettante della sinistra e quella forte della destra. Siamo tutti marinai, qualcuno fa anche l’armatore".
Ha voluto rinnovare il talk show: invece di vari personaggi che litigano e alzano la voce, un solo intervistatore e un solo intervistato?
"Ho voluto fare un programma che mi calzasse. Nulla si inventa, tutto si riproduce. Per i primi 15 anni della mia carriera sono sempre stato fuori dagli studi, poi mi sono voltato, ed erano tutti lì. Non potevo riprendere a suonare i campanelli, lo facevano e lo fanno molti altri. Allora sono rientrato in studio. Ho pensato a un mezzo di locomozione che non fossero le mia gambe. Il fiume scorre sempre, panta rei, non ci si bagna mai due volte nella stessa acqua. Il mio è un programma che dà il senso di precarietà nella quale viviamo, noi stessi ne siamo stati vittime. Dopo le piogge che hanno allagato Toscana e Emilia, anche noi siamo stati costretti dalla protezione civile a realizzare quattro puntate sulla terraferma. Mi piacerebbe ripetere l’esperienza sull’Arno".
In tutti questi anni qual è stato l’ospite la cui intervista l’ha soddisfatta di più?
"Nel cuore ho il ricordo del presidente Francesco Cossiga, soprattutto per l’amicizia che è nata dopo quell’incontro. Mi telefonava spesso, e a volte mi chiedeva se non potevo far rimandare in onda proprio quella intervista. Io gli rispondevo che sicuramente lui aveva più potere di me. Avrebbe voluto che fosse ritrasmessa almeno una volta all’anno, lo divertiva molto".
Quale ospite vorrebbe incontrare?
"Mi piacerebbe Selvaggia Lucarelli come presenza fissa. Nei miei programmi in studio tengo all’eleganza. Qualcuno ha detto che ho copiato un vecchio documentario realizzato sul Tevere, ma credo che sul fiume avessero già navigato anche i Fenici. Picasso diceva che solo i geni copiano e io, lo ammetto, non sono un genio".