Cosa spinge una innocua, tranquilla locusta solitaria a unirsi a un'orda, trasformandosi in una piaga biblica come quella che ha colpito l'Africa Orientale dalla fine dell'anno scorso? Secondo un nuovo studio, l'innesco dello sciame è uno specifico feromone capace di attirare irresistibilmente le locuste una all'altra, con un effetto a catena sempre più ampio che può dare vita a devastanti sciami di miliardi di individui.
Il feromone che unisce le locuste
Nella loro fase solitaria le locuste migratorie (la specie scelta per lo studio) sono animali sedentari, ma in qualunque momento possono unirsi ad altri individui e
passare così alla fase gregaria, che comporta alcune trasformazioni fisiche, come ad esempio nella pigmentazione, e una maggiore aggressività. Da tempo gli scienziati sospettavano che il cambiamento nel loro "stile di vita"
fosse dovuto a un feromone aggregante, ma non erano ancora riusciti a capire quale fosse. Il team della Chinese Academy of Sciences
lo ha finalmente individuato: si tratta del 4-Vinylanisole (4VA).
Effetto a catena
Fra i composti chimici prodotti dalle locuste che sono stati presi in esame, il 4VA si è rivelato il più potente, capace di attirare tanto i maschi quanto le femmine, e – fattore decisivo –
sia gli esemplari solitari sia quelli gregari. Basta che anche solo quattro o cinque locuste solitarie si trovino vicine perché comincino a emanare il feromone. Da lì è un'escalation:
più il gruppo cresce più feromone viene prodotto, più feromone viene prodotto più il gruppo cresce, fino alla formazione di uno sciame.
Come usare il feromone contro le locuste
La scoperta potrebbe portare allo sviluppo di
nuovi metodi per contrastare le orde di locuste, contro cui per ora l'unica arma sono i pesticidi. Ad esempio, un feromone sintetico può essere utilizzato per attirare in trappola gli insetti, oppure si possono sviluppare delle sostanze
che inibiscano la ricezione del 4VA, in modo da evitare che gli sciami si formino del tutto o addirittura da "calmare" le locuste già gregarie e farle tornare solitarie.
Lo studio
è stato pubblicato su Nature.