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Si è abituati ad associare la Val Venosta con le mele qui coltivate in ampi appezzamenti di terreno, tanto che...
Si è abituati ad associare la Val Venosta con le mele qui coltivate in ampi appezzamenti di terreno, tanto che la fioritura primaverile dei meleti è uno degli spettacoli più belli al mondo. Eppure in questo lembo dell’Alto Adige i prodotti tipici sono molti di più, bel al di là dei ben noti speck, strudel o torta Linzer al grano saraceno.
Iniziamo con il dire che l’albicocca della Val Venosta, dolce e dal colore giallo-arancio, non è meno apprezzata della mela: nel paese di Lasa in suo onore si tiene ogni anno la festa Marmo e Albicocche. Altro frutto tipico, soprattutto nella striscia di terra che va da Castel Coira a Sluderno, è la pera Pala, una varietà originaria dell’Asia che arrivò in Europa oltre quattro secoli fa e oggi cresce soltanto in questa zona. A Glorenza e nelle città dei dintorni si possono ammirare i secolari alberi di pera Pala dai rami contorti e nodosi, considerati quasi delle divinità (un po’ come gli ulivi in Salento): oggi il frutto è utilizzato per fare il pane, succhi, composte e distillati, inoltre a Glorenza si svolge il Palabiramarkt, che richiama persone fino a fuori regione.
In passato la Val Venosta era nota come il Granaio del Tirolo, appellativo che ci dà solo un’idea di quanto fosse fiorente da un punto di vista gastronomico. Ai nostri giorni questa terra si caratterizza per la produzione di uva, castagne, asparagi, frutti di bosco, ma anche formaggi, carne di bovini e ovini allevati nel rispetto del benessere animale e grano. Più difficile è invece la coltivazione dell’orzo, tanto che, quando qualche anno fa la famiglia Ebensperger ebbe l’idea visionaria di fondare la prima distilleria italiana di whisky, dovettero fare rifornimento di orzo per lo più dalla Sicilia. Il resto dei prodotti e delle collaborazioni è interamente altoatesino: attualmente la Distilleria PUNI, a Glorenza, è una realtà tra le più importanti nel settore del nostro Paese, con varie linee di whisky. Da sperimentare la visita guidata all’azienda, ai laboratori e allo shop, che consente di scoprire il dietro le quinte del liquore.
Venendo ai suggerimenti su ristoranti e hotellerie, vale la pena prenotare un tavolo a pranzo o a cena a pochi passi dal Lago di San Valentino, presso lo Zeress: vista panoramica a dir poco splendida e un menù che si basa sulla cucina locale rivisitata. Da provare la tartare di trota affumicata con carpaccio di cavolo rapa, salsa al miele e alle noci e parmigiano, ma soprattutto i primi tra cui il risotto ai mirtilli, i ravioli ripieni di crauti e gli spätzle al formaggio fuso altoatesino.
In centro a Glorenza un’ottima sosta per il pranzo la si può avere da Flurin, dove lo stile accogliente e fashion ben si adatta alle insalate vestite di salsa alla barbabietola, ai cappelletti fatti in casa con blu di grotta, radicchio e uva sultanina, al roastbeef di manzo nostrano o alla mousse alla nocciola, gianduia, caramello e crumble. Il ristorante è stato ricavato all’interno della duecentesca Torre Flurin, uno dei monumenti più antichi della città. Infine, il martedì sera all’hotel Garberhof di Malles è prevista la Cena di Gala, con menù di più portate tra sapori locali e creatività degli chef. Info su www.venosta.net e www.suedtirol.info