Londra, 16 luglio 2018 - Forse è stato il suo ultimo concerto in Europa e uno degli ultimi in assoluto (a settembre sono previste quattro date negli Stati Uniti). Almeno cosi è stato annunciato da lui stesso anche se uscirà un nuovo disco a settembre. Fatto sta che Paul Simon, uno dei grandi autori del songbook mondiale del secondo Novecento, ha voluto proporre ad Hyde Park (e due giorni prima a Dublino) due ore e un quarto di concerto dove ha inserito la sua storia musicale. Principalmente le due facce della medaglia: quella melodica in gran parte proposta nel duo con Art Garfunkel, e quella più legata al ritmo partita con le sonorità etniche di Graceland.
Il concerto di Dublino:
La serata di Hyde Park vedeva inoltre comprimari di lusso nei set di apertura: la splendida Bonnie Raitt e un altro protagonista della canzone americana come James Taylor. Proprio la presenza di Taylor ha consentito al pubblico di poter godere di una serata basata su melodie conosciute se non familiari. Già un brano come You've Got a Friend scritto da Carole King è stato cantato dal pubblico (40mila persone stimate), ma anche Mexico, l'iniziale Carolina on my mind, Something in The Way She Moves e How Sweet Is it posta in chiusura hanno dato vita a una forte partecipazione emotiva. Una sensazione che si è fatta più forte grazie a Simon e al suo gruppo formato principalmente da giovani musicisti di livello. La partenza è stata affidata quasi a bassa voce ad America, seguita da Fifty Ways to Leave Your Lover, dando così l'avvio a una serie di melodie costruite con arte e gusto tanto da aver fatto storia. Una scaletta in cui Simon ha voluto comunque sottolineare dal palco come avesse scelto brani per far ballare gli spettatori. Quindi ecco Graceland, Diamonds on The Soles of Her Shoes, Mother and Child Reunion, Me and Julio Down By The Schoolyard per muoversi e all'occorrenza scatenarsi. Poi le melodie immortali come Bridge Over Troubled Water sottolineata dagli archi, Still Crazy After All These Years e le visioni di Spirit Voices. Ventisei brani in tutto, fra cui cinque bis. E che bis! Homeward Bound che dà il titolo al tour, Kodachrome, American Tune basata su un corale di Bach. Infine altri due classici intonati immancabilmente dal pubblico: The Boxer e la conclusiva The Sound of Silence. Nessuno sarebbe voluto andare via.