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Paul Klee e la potenza del colore, Google ricorda il maestro del Novecento

Il doodle sul celebre pittore tedesco nell'anniversario della sua nascita

Paul Klee

Roma, 18 dicembre 2018 - A 139 anni dalla sua nascita Google celebra Paul Klee, figura chiave dell'arte novecentesca, uno dei maggiori interpreti dell'astrattismo e maestro del colore. "L'arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile", diceva sintetizzando la sua poetica della rappresentazione. La pittura non descrive la realtà ma la rivela, portandone alla luce la verità occulta: ecco perché può e deve liberarsi dalla costrizione delle forme. 

Ernest Paul Klee, ricordato oggi con un doodle (in foto) dal motore di ricerca di Mountain View, nasce in Svizzera il 18 dicembre 1879 a Münchenbuchsee (Berna) da padre tedesco, musicista, da cui prende la cittadinanza, e madre svizzera. La carriera artistica comincia proprio nella musica. Klee si laurea al Conservatorio di Stoccarda e diventa maestro di violino all'Accademia di Berna. Coltiva la passione per il disegno fin dall'infanzia, grazie agli insegnamenti della nonna, ma solo dopo i 20 anni, una volta trasferitosi in Baviera, si dedica metodicamente allo studio della pittura, frequentando l'Accademia delle belle arti a Monaco. I suoi riferimenti sono Gustav Klimt e gli artisti della Secessione Viennese, la pittura visionaria di William Blake, l'espressionismo di Goya. 

Dopo il matrimonio e la nascita del figlio, le prime importanti esposizioni, a Berna e Berlino. Siamo negli anni delle avanguardie e Klee a Monaco conosce Vasilij Kandinskij, Auguste Macke, Franz Marc, con cui dà via al movimento del Der Blaue Reiter (Il cavaliere azzurro), dove l'espressionismo tedesco si mescola con la gioiosità dei Fauves francesi. A Parigi l'incontro con il simultaneo-cubista Robert Delaunay, da cui Klee eredita l'uso della luce e del colore. 

Fondamentale per l'arte di Klee fu il viaggio in Tunisia con gli amici Macke e Moilliet nel 1914 che lascia in eredità una produzione prolifica di acquerelli. I colori, le luci forti e le forme sono influenzate dal paesaggio nordafricano e dal gusto islamico. E' qui che Klee dirà di essersi finalmente impadronito del colore. Un vero e proprio risveglio artistico e spirituale. "Il colore mi possiede - scriverà - Non ho bisogno di tentare di afferrarlo. Mi possiede per sempre, lo sento. Questo è il senso dell'ora felice: io e il colore siamo tutt'uno. Sono pittore". 

Klee non smette di dipingere neanche durante i due anni dell'arruolamento. E' infatti nel bel mezzo della Prima Guerra Mondiale che comincia a esporre con maggiore continuità: in quell'anno con la sua personale a Zurigo conquista i dadaisti. 

Nel 1920 viene invitato da Walter Gropius a insegnare nella sua Bauhaus  - scuola di architettura, arte e design - a Weimar, in Germania. Dagli allievi è soprannominato il Budda per il distacco e la sua tempra morale. Quando Hilter sale al potere Klee lavorava all'Accademia di Düsseldorf: viene costretto a dimettersi perché il regima nazista considera la sua, e quella dei suoi contemporanei, un"'arte degenerata". 

Lascia così la Germania per tornare nella sua città natale, dove continua a dipingere nonostante la malattia. Una sclerodermia che lo consumerà fino alla morte, avvenuta nel 1940.