Roma, 3 maggio 2024 – Siri Hustvedt, moglie dello scrittore statunitense Paul Auster, confida ai social un suo tormento dopo la morte del marito, stroncato a 77 anni da un cancro ai polmoni.
Le parole della moglie di Paul Auster
“Ero ingenua, ma avevo immaginato che sarei stata io ad annunciare la morte di mio marito, Paul Auster. È morto a casa, in una stanza che amava, la biblioteca, una stanza con libri su ogni parete dal pavimento al soffitto, ma anche con alte finestre che lasciavano entrare la luce. È morto con noi, la sua famiglia, intorno a lui, il 30 aprile 2024 alle 18:58. Poco dopo, ho scoperto che prima ancora che il suo corpo fosse portato via da casa nostra, la notizia della sua morte circolava sui media ed erano stati pubblicati dei necrologi".
"Siamo stati privati della dignità”
"Né io, né nostra figlia Sophie, né nostro genero Spencer, né le mie sorelle, che Paul amava come se fossero sue sorelle e che hanno assistito alla sua morte, abbiamo avuto il tempo di elaborare la nostra grave perdita. Nessuno di noi ha potuto chiamare o mandare un’e-mail alle persone a noi care prima che iniziasse il clamore online. Siamo stati privati di questa dignità. Non conosco la storia completa di quanto è accaduto, ma so questo: è sbagliato”.
La malattia di Paul Auster
Auster è scomparso all’età di 77 anni per le complicazioni di un tumore ai polmoni che gli era stato diagnosticato nel dicembre 2022. A dare per primo la notizia della morte dell’autore dell’acclamata “Trilogia di New York” è stato il “New York Times” nell’edizione online, che citava come fonte l’amica scrittrice Jacki Lyden.
“Paul non ha mai lasciato Cancerland, il Paese del Cancro - continua il post della seconda moglie del romanziere -. Dopo il fallimento dei trattamenti, il suo oncologo gli propose una chemioterapia palliativa, ma lui rifiutò e chiese l’hospice a casa. I danni del trattamento del cancro sono sperimentati da molti pazienti, e alcuni guariscono, ma quelli che il mondo della medicina chiama educatamente ‘effetti avversi’ diventano facilmente una realtà a cascata di una crisi dopo l’altra, causata non dal cancro, ma dal trattamento. Le immunoterapie, che agiscono a livello molecolare, possono essere particolarmente pericolose. Un ‘effetto’ può essere pericoloso per la vita e richiedere un intervento drastico, che a sua volta causa un altro effetto pericoloso per la vita, che richiede un ulteriore intervento, e il corpo aggredito diventa sempre più debole”.
Scrive ancora Siri Hustvedt: “Paul ne aveva abbastanza. Ma non mostrò mai, né con le parole né con i gesti, un segno di autocommiserazione. Il suo coraggio stoico e il suo umorismo fino alla fine della sua vita sono un esempio per me. Ha detto più volte che gli sarebbe piaciuto morire raccontando una barzelletta. Gli dissi che era improbabile, e lui sorrise”.