La Pasqua, nella religione cristiana, rappresenta il fulcro dell’anno liturgico ed è considerata la festa più solenne. La ricorrenza, come noto, si festeggia ogni anno in una domenica diversa – quella successiva alla prima luna piena dopo l'equinozio primaverile – quindi ha una data mobile.
Le origini ebraiche
Il termine deriva dal greco, che si richiama, a sua volta, all’aramaico, e significa passaggio. Gli ebrei celebravano questa festa prima dell’avvento di Gesù Cristo. All’epoca, infatti, questo momento dell’anno era legato all’agricoltura e ai primi raccolti, a iniziare dal frumento. Successivamente la Pasqua divenne la celebrazione della liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù sotto gli egizi. Per ordine divino, quella stessa notte gli stipiti delle porte delle famiglie ebree furono dipinti con il sangue degli agnelli – simbolo di purezza e innocenza – affinché l’angelo sterminatore mandato da Dio nell’ultima piaga che devastò l’Egitto, passando da quelle abitazioni risparmiasse i primogeniti, secondo quanto viene riportato nel Vecchio Testamento. Le famiglie, poi, dovevano consumare le carni arrostite dell’agnello sacrificato in un pasto frugale. Ancora oggi, la cena pasquale, per gli ebrei, è composta principalmente da cibi semplici e amari in memoria del periodo di schiavitù, prima della libertà ritrovata con l’esodo attraverso il Mar Rosso.
La religione cristiana
Gesù Cristo era a sua volta un israelita, un ebreo, e come tale stava celebrando il rito della Pesach, della Pasqua ebraica, quando, dopo il tradimento da parte del discepolo Giuda Iscariota, fu arrestato – con l’accusa di essersi paragonato a Dio – e crocifisso. Furono i sacerdoti del Sinedrio, la più alta autorità dei giudei, a puntare il dito contro di lui. Come noto, il prefetto romano Ponzio Pilato si chiamò fuori lavandosene le mani, espressione divenuta proverbiale e usata ancora oggi. Dopo una sofferenza atroce patita durante il lungo cammino della Passione, in cui Gesù fu percosso, frustato e umiliato dalla folla e dai soldati, costretto a portare una grande e pesantissima croce di legno in cima al monte del Golgota, dove poi morì, ad appena 33 anni, in un venerdì del periodo pasquale (ricordato ancora oggi nelle celebrazioni del Venerdì Santo). Il suo cadavere venne poi deposto in un sepolcro alle porte di Gerusalemme. La domenica successiva, Maria Maddalena, Maria di Giacomo e Salomè si recarono nel luogo per imbalsamare il corpo di Cristo, ma, giunte alla tomba, videro che il macigno in pietra che era stato apposto per sigillare il sepolcro era stato incredibilmente spostato. E il corpo di Gesù, lì, non era più custodito. Poco dopo apparve un angelo e diede un annuncio: Gesù Cristo, Figlio di Dio, era risorto. La Pasqua cristiana, dunque, rappresenta il momento in cui Gesù è tornato alla vita terrena sconfiggendo il male e cancellando il peccato originale, diventando redentore, ossia salvatore, dell'umanità, come viene narrato nei Vangeli (nel Nuovo Testamento).
Riti e perché si mangiano le uova
Ancora oggi le tradizioni pasquali che vengono riproposte anche da noi affondano le loro radici in tempi antichi. L’usanza di mangiare carne di agnello, come appunto è stato ricordato in precedenza, deriva dalla Pesach, la Pasqua ebraica. Nel Cristianesimo l’agnello sacrificato è diventato emblema del Cristo immolato per redimere le creature umane. Per quanto riguarda invece le uova, queste sarebbero un retaggio di alcuni culti pagani, come quello della dea Ostara, divinità germanica legata alla fertilità e al risveglio della natura.
Nella religione cristiana, poi, l’uovo è diventato un altro simbolo pregno di significato: all’esterno ricorda un sasso, come quello del sepolcro di Cristo, ma all’interno cela una nuova vita, quindi è anche legato alla rinascita e alla resurrezione. Tra i primi credenti vigeva il divieto di mangiare le uova nel periodo pasquale, oltre alla carne. E quelle che venivano depositate dalle galline, dunque, una volta bollite, erano colorate di rosso, per ricordare il sangue di Cristo, o decorate con le croci, in memoria del suo sacrificio.
Perché le uova sono diventate di cioccolato? La tradizione si deve probabilmente al Re Sole, Luigi XIV di Francia. Il sovrano si fece produrre un uovo di crema di cacao dal suo chocolatier di corte. Fu un successo la cui fama si propagò velocemente fino a divenire rito (e business d’oro, più che di cacao).