Los Angeles, 9 marzo 2024 – Stando alle ultime voci i giochi sono fatti: in un mondo ancora trafitto dalle guerre, sarà il kolossal Oppenheimer che Christopher Nolan ha tratto della biografia Oppenheimer. Trionfo e caduta dell’inventore della bomba atomica scritta da Kai Bird e Martin J. Sherwin (Pulitzer 2005) girato magistralmente con cineprese da 65 millimetri (per una proiezione in 70 millimetri), a far man bassa alla 96ª edizione degli Oscar, partendo dal record di 13 nomination. Da pronostici la statuetta all’attore protagonista andrà o a Oppe-Cillian Murphy o a Paul Giamatti (The Holdovers di Alexander Payne), quella alla protagonista a Lily Gladstone (per The Killers di Scorsese, prima nativa americana a ottenerla); non protagonisti Downey Jr. (Oppenheimer) e Da’Vine Joy Randolph (The Holdovers). Sceneggiature: Anatomia di una caduta e American Fiction; film internazionale La zona d’interesse. Diretta in Italia su Raiuno, dalle 23.30 di domenica.
Pagelle e numeri degli Oscar
Oppenheimer 5: È l’Oscar pigliatutto. Il Nolan visionario di ’Interstellar’ trionferà cedendo il passo al No-Nolan kolossal hollywoodiano superperfetto un po’ misogino con gli atomici tormenti etici più enunciati che vissuti. “Adesso sono diventato morte“: ma se alla banalità del male togli tutto il male, cosa resta?
Povere creature! 8: Il fan ortodosso che ama il Lanthimos più perfido e mitologicamente labirintico lì per lì resta spiazzato. Però se ’Dogtooth’ è la tesi, la ’Favorita’ la sintesi, questo è l’antitesi: inno a tutto sesso glaciale e postmoderno all’emancipazione di una lei (pur creata da un lui). Viva Bella, viva Emma e la libertà.
Europa vs Hollywood 9: La cosa più entusiasmante delle candidature degli 11 film migliori dell’anno? La presenza del francese ’Anatomia di una caduta’ e dell’inglese ’La zona d’interesse’. Ci fossero stati anche Wenders, Kaurismaki e Rohrwacher... vabbè, è solo una “Chimera“.
American Fiction Woke: Se ’Anatomia di una caduta’ è il film più bello di quest’anno, ’American Fiction’ è il più divertente: il prof nero che si scaglia contro l’élite bianca che per autoassolversi decide quali siano le istanze black (magari ultrafinte) a cui dar voce sarebbe l’Oscar più situazionista della storia. Perfetto.
I libri 10:
Grazie alle nomination uno X può scoprire la genialità di Alasdair Gray (Poor Things) e può perdersi dentro Martin Amis (La zona d’interesse): i due romanzi - barocchi - non hanno nulla a che vedere con i film che li hanno ispirati, ma valgono 2 notti in bianco. Per ’Oppe’ un anno sabbatico forse basta.
Maestro -6: Bradley Cooper (che di per sé sarebbe anche tanta roba) pare abbia studiato 6 anni direzione d’orchestra per interpretare Bernstein: poi si è messo un nasone-protesi surrealmente yiddish-offensivo (per il quale ancor più surrealmente vincerà l’Oscar del trucco), risultato il suo sudato biopic prodotto da Spielberg rasenta la macchietta. Inutile Side Story.
Sandra Hüller 10: Che attrice, che donna: in ’Anatomia’ è l’intellettuale raffinata messa sotto processo dai perversi quanto inestirpabili pregiudizi patriarcali impensabilmente ultravivi pure nel 2024 più “emancipato“, nella ’Zona’ è una carogna nazista di rara rozzezza e stolidità. Grandissima.
Alessitimia 9: È il contrario dell’empatia ed è la cifra stilistica (antihollywoodiana) che domina nelle nomination: ’Zona’, ’Povere creature!’. Ode alla perpetua profondità di campo, alle colonne sonore à la Penderecki, al fisheye e allo straniamento brechtiano applicato financo agli accoppiamenti più torridi e selvaggi.
Robert De Niro 8: Nel capolavoro ’The Killers of the Flower Moon’ di Scorsese c’è un superDe Niro, non così al top da anni: è lui la cattiveria, e di più, la pura crudeltà razzista e capitalistica che ha fondato l’America. Incarnazione totale, compresi i peli delle sopracciglia.
Perfect Days 11: Se in Italia i cessi pubblici fossero rispettati dagli utenti come in Giappone, e se Wenders fosse Dio, dedicarsi con tutta l’anima alla manutenzione dei wc sarebbe il salto di carriera più ambito. Ascoltando Lou Reed e ritrovando - magari - la vita.
Io capitano 5: È chiaro che tutti facciamo il tifo per il regista e i suoi due giovani attori già premiati a Venezia. Ma in questa favola dell’immigrazione dall’Africa all’Italia a lieto fine (lieto fine in Italia! dove l’immigrato capitano in realtà è minimo arrestato) dov’è l’incisività dell’’Imbalsamatore’? E la verità?
Annette Bening 2: L’impresa della nuotatrice gay molestata da bambina che, ultrasessantenne, in ’Nyad’, compie infine la traversata Cuba-Florida poteva essere entusiasmante: peccato che ad Annette manchi un limite alla retorica ma soprattutto l’essere Jodie Foster.
Il paradosso di Barbie 1: Allora: l’Academy ha premiato con le candidature film anti-patriarcato (’Anatomia’, ’Povere creature!’) e registe (Triet, Song) ma ha snobbato il film che quest’anno ha fatto più per la diffusione delle istanze femministe di ogni altra opera da secoli: chi diavolo ha scritto la trama delle nomination? Barbie stramba? Ken mansplaining?
Le star di Barbie 10+: Sarebbe uno smacco se Gosling fosse l’unico (uomo) a vincere l’Oscar per Barbie? E se invece Barbie vincesse come film (prodotto da Margot Robbie, quindi lei sul palco)? E se l’Oscar andasse a Ferrera (ex Ugly Betty), al suo monologo-cult? O alla Eilish? Billie canta, almeno spieghi a Ken come si fa.
Occhio sbilenco 8: Roba da (Gia)matti negargli l’Oscar: se melassa hollywoodiana dev’essere, sia quella mixata col librium e il Jim Bean con cui il “prof“ di storia antica di ’The Holdovers’ cura il suo e ogni cuore infranto. Latranti visigoti, pensate a Democrito: il mondo è mutamento, la vita è percezione: di Paul si percepisce tutto.
John Williams 54: A 91 anni ha più nomination agli Oscar di qualsiasi altra persona vivente: 54. Di statuette ne ha vinte 5, e ora gareggia per l’ultimo Indiana Jones: se mezzo film è fatto con l’intelligenza artificiale che ricrea Harrison Ford, l’altra metà è la musica naturale di Williams.
Il bianco e nero 9: Inserti di bianco e nero: ’Oppenheimer’, ’La zona d’interesse’, ’Povere creature!’, ’Perfect Days’. Inserti di lunghi silenzi (’Perfect Days’) o di lunghi interludi musicali a immagini azzerate (’La zona’): contro il logorio (streaming e social) della vita moderna, che siano questi film il nostro nuovo Cynar?
Segnali di vita 9: La capacità di sfiorare anche solo per un minuto il dubbio che si cela nelle ’Past lives’ dei suoi attori - e di ciascun spettatore - è il dono della regista Celine Song, così come quella di denunciare il maschilismo lasciando però spazio anche all’ambiguità della sua protagonista è il dono di Justine Triet: tutta qui la differenza tra cinema e film.