Lunedì 3 Marzo 2025
GIOVANNI BOGANI
Oscar

Se gli Oscar 2025 lasciano fuori dalla porta i problemi del mondo. Ma “Anora”, Zoe Saldana e “No Other Land” ci riportano alla realtà

Una cerimonia con pochi accenni al clima complicato dentro e fuori gli Stati Uniti. Poche spille per l’Ucraina e Gaza. Lo spiraglio arriva dal film sulle sex worker e dalla statuetta al documentario sulla Cisgiordania occupata. Zoe Saldana rende onore agli immigrati

Zoe Saldana

Zoe Saldana

Sembra tutto lasciato fuori dalla porta, in questa cerimonia degli Oscar 2025. Lo scontro di pochi giorni fa fra Trump e Zelensky, le tensioni sociali e storiche del mondo. Non ci sono molte spille per l’Ucraina, meno ancora a ricordare il sangue di Gaza. Liberato il campo dalla scomoda presenza dell’attrice transgender Karla Sofia Gascon, relegata ai margini della cerimonia, tutto sembra più "normalizzato”, in questi Oscar 2025, rispetto agli anni precedenti.

USA ACADEMY AWARDS 2025
Mikey Madison, migliore atttrice protagonista in “Anora”

Vince "Anora”, che a suo modo è un film coraggioso, perché racconta una sex worker non pentita, cinica quanto basta, non una “Pretty Woman” dal sorriso angelico come Julia Roberts, ma tosta, sveglia, sexy. E certo, c’è dell’autenticità nel modo in cui il regista Sean Baker la ritrae. E il regista dedica il premio alle sex worker.

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Il regista di Anora, Sean Baker

Zoe Saldana, premiata come miglior attrice non protagonista per “Emilia Pérez”¸ rivendica le sue origini dominicane: “Mia nonna venne in questo paese nel 1961: io sono una figlia orgogliosa di genitori immigrati. Con sogni e dignità, e mani che hanno lavorato duro, sono la prima americana di origini dominicane a vincere un Oscar. Questo Oscar è per mia nonna”. Solo una spilla a ricordare l’Ucraina: quella che porta sullo smoking Peter Straughan, sceneggiatore di “Conclave”.

A ricordare il conflitto in Medio oriente, i registi di "No Other Land”, Oscar per il miglior documentario. Sono cinque registi, in parte palestinesi e in parte israeliani, che hanno lavorato insieme. “Fermiamo la pulizia etnica dei palestinesi”, dice Basel Adra, palestinese, uno dei co-registi del film. “Sono diventato padre due mesi fa. E la mia speranza è che mia figlia non debba vivere la stessa vita che vivo oggi, sempre nel terrore delle violenze, di case distrutte e di deportazioni forzate”. Il documentario, che era stato rivelato al pubblico italiano dal festival Middle East Now di Firenze, segue comunità palestinesi sfollate in Cisgiordania, dove dei villaggi sono stati rasi al suolo per creare una pista per i carri armati israeliani.

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Da sinistra, Basel Adra, Rachel Szor, Hamdan Ballal e Yuval Abraham vincitori per il Miglior Documentario con “No Other Land”

“Abbiamo fatto questo film insieme, palestinesi e israeliani, perché insieme le nostre voci sono più forti”, ha detto Yuval Abraham, israeliano, coregista del film. “Quando guardo Basel, vedo il mio fratello, ma viviamo in condizioni differenti. Viviamo in un regime dove io sono libero e Basel vive in uno stato di guerra che distrugge la sua vita e che lui non può controllare”. E Abraham ha invocato una soluzione politica che assicuri uguali diritti per israeliani e palestinesi. “Gli ostaggi israeliani devono essere liberati, così come deve essere fermata la pulizia etnica dei palestinesi. La politica estera di Israele ora sta bloccando questa strada”.