Lunedì 3 Marzo 2025
PATRIZIA TOSSI
Oscar

Oscar 2025, Israele contro la vittoria di ‘No Other Land’. Il ministro: “Sabotaggio”

Zohar attacca i due registi (uno palestinese e l’altro israeliano) del docufilm girato in Cisgiordania. Polemica sui fondi israeliani per il cinema. Chi sono gli attivisti di Masafer Yatta

Il collettivo di giornalisti e videomaker di 'No Other Land', Oscar come miglior dodumentario 2025

Il collettivo di giornalisti e videomaker di 'No Other Land', Oscar come miglior dodumentario 2025

Los Angeles, 3 marzo 2025 - Scoppia la polemica sulla vittoria di ‘No Other Land’, premiato agli Oscar 2025 come Miglior documentario dell’anno. Ad attaccare il reportage realizzato da Basel Adra, Rachel Szor, Hamdan Ballal e Yuval Abraham - docufilm che documenta le demolizioni effettuate dall’Idf nel villaggio palestinese di Masafer Yatta, in Cisgiordania - è il ministro della Cultura di Israele, Miki Zohar. “È un momento triste per il mondo del cinema”, ha commentato il ministro su X. E poi, durissimo, ha aggiunto: “È un sabotaggio dello Stato di Israele”. 

Appello per Gaza agli Oscar: “Fermare l’ingiustizia”

Premiati con la statuetta, i due registi – il palestinese Basel Adra e l’israeliano Yuval Abraham – hanno lanciato un appello per Gaza, per trovare "una soluzione politica" alla guerra. "Chiediamo al mondo di prendere seri provvedimenti per fermare l'ingiustizia e la pulizia etnica del popolo palestinese", ha detto alla Cerimonia degli Academy Awards il giornalista e attivista palestinese Adra. 

L'israeliano Yuval Abraham ha sottolineato: "Viviamo in un regime in cui io sono libero per la legge civile, mentre Basel è soggetto a leggi militari che distruggono la sua vita e che lui non può controllare. Esiste un'altra strada, una soluzione politica senza supremazia etnica, con diritti nazionali per entrambi i nostri popoli".

Zohar: “Sabotaggio di Israele nel mondo”

Il duro 'J'accuse' di Zohar contro ‘No Other Land’ è arrivato con un messaggio su X, a poche ore dal trionfo a Los Angeles del docufilm sulla guerra. “La vittoria dell'Oscar per il film 'No Other Land' è un momento triste per il mondo del cinema: invece di presentare la complessità della nostra realtà, i registi hanno scelto di dare eco a narrazioni che distorcono l'immagine di Israele nel mondo”, ha scritto il ministro della Cultura di Israele

“La libertà di espressione è un valore importante, ma trasformare la calunnia di Israele in uno strumento di promozione internazionale non è creatività, è sabotaggio dello Stato di Israele e, dopo il massacro del 7 ottobre e la guerra in corso, fa doppiamente male”, ha

sottolineato Miki Zohar.

Il collettivo del docufilm: gli attivisti di Masafer Yatta

La guerra in Medio Oriente (ma anche quella in Ucraina) ha fatto ‘irruzione’ sul palco del Dolby Theater. “Circa due mesi fa sono diventato padre e spero che mia figlia che non debba vivere la vita che sto vivendo io: sempre nel timore della violenza. Questo film riflette la dura realtà che sopportiamo da decenni", dice l'attivista palestinese Basel Adra.

"Abbiamo deciso di realizzare questo doc perché insieme le nostre voci sono più forti: la distruzione di Gaza deve finire e gli ostaggi devono essere rilasciati. La politica estera di questo Paese (Usa,ndr) sta ostacolando la strada", sottolinea l'israeliano Yuval Abraham.

Il docufilm è stato girato dai due registi: uno palestinese e l'altro israeliano. Basel Adra e Yuval Abraham hanno realizzato la pellicola - già premiato alla Berlinale e agli Efa 2024 - scrivendo i testi insieme ad Hamdan Ballal e Rachel Szor. Il collettivo è formato da giornalisti e videomaker

Il film racconta la vita della comunità rurale di Masafer Yatta, una ventina di villaggi presenti sulle mappe della Cisgiordania prima prima della fondazione dello Stato ebraico. Poi, dal 1980, l’Idf ha dichiarayo l’area “zona di addestramento militare chiusa”. E da lì per gli abitanti è iniziata una vita da sfollati.

Polemica di Zohar sui fondi per il cinema

Zohar afferma che la vittoria dimostra la necessità di una legislazione "per garantire che le risorse pubbliche siano dirette a opere che parlano al pubblico israeliano, e non a un'industria che fa carriera diffamando il Paese nei festival stranieri".

Zohar ha inoltre sostenuto la necessità di una riforma per spingere i fondi governativi verso film a scopo commerciale piuttosto che verso film artistici e documentari che fanno luce sulla periferia e sulle minoranze israeliane, concedendo quindi maggiori finanziamenti ai film basati sul numero di spettatori e sulle vendite dei biglietti.

La sua proposta è vista dai professionisti del cinema come uno sforzo del governo di destra israeliano per mettere a tacere le voci liberali e limitare le opportunità di dare voce a prospettive non tradizionali e non allineate.