Mercoledì 17 Luglio 2024
GIOVANNI BOGANI
Oscar

L’Italia all’Oscar: "Il sogno di noi capitani. Nella notte di Hollywood pregheremo Allah"

Gli attori del film di Garrone Seydou Sarr e Moustapha Fall a Los Angeles. "I complimenti di Sean Penn e Joaquin Phoenix? Più bello conoscere Chiellini"

L’Italia all’Oscar: "Il sogno di noi capitani. Nella notte di Hollywood pregheremo Allah"

L’Italia all’Oscar: "Il sogno di noi capitani. Nella notte di Hollywood pregheremo Allah"

Roma, 8 marzo 2024 – "Sean Penn ha amato il nostro film, e Joaquin Phoenix ci ha fatto tanti complimenti. Ma io non sapevo cosa dire, non li conoscevo! Al cinema non avevo mai pensato: ho sempre sognato il calcio. Mi sono commosso quando ho conosciuto Giorgio Chiellini", dice Seydou Sarr, 21 anni. Eppure, lui e il suo amico, compagno, collega Moustapha Fall sono al centro del centro del cinema. Nel momento in cui il cinema mondiale celebra se stesso, con tutte le luci possibili.

Si aspetta la notte degli Oscar – in Italia tra domenica e lunedì –, dove Io capitano, il film di Matteo Garrone che Seydou e Moustapha interpretano, è candidato alla statuetta per il miglior film internazionale. Intanto questa storia di un viaggio difficile dall’Africa all’Italia, questa storia di migranti giovani, ha ricevuto recensioni entusiastiche dai critici americani, con Manohla Dargis in testa che sul New York Times ha scritto: "Garrone ti porta dentro una storia con chiarezza visuale e forza narrativa. Tuttavia, la sua grande qualità è la tenerezza del suo tocco".

Fra gli estimatori, anche la regista premio Oscar Jane Campion. Sempre dal New York Times si è però levata anche una voce critica, quella di Richard Braude: Io Capitano racconta a suo avviso "un mondo più semplice di quello reale, perché evita di affrontare il ruolo dell’Europa nel rafforzamento dei suoi confini mentre la punizione dei capitani è coperta dai titoli di coda. Quel che succede in Italia a gente come Seydou è l’arresto, l’interrogatorio, lunghi processi e nella maggior parte dei casi la prigione". Da quasi un mese, Seydou e Moustapha sono a Los Angeles, nel tritacarne di interviste, presentazioni, frenesia, limousine. Li raggiungiamo in videoconferenza.

Dall’Africa all’Italia, a Los Angeles. Quali aspetti di questi tre mondi vi hanno colpito di più?

"Il mio sogno era fare il calciatore", dice Seydou. "Ho pianto dall’emozione quando ho visto Giorgio Chiellini, l’ex capitano della Nazionale italiana. Ma anche tutti gli incontri che abbiamo fatto ci hanno emozionato".

Come vivete l’attesa della cerimonia degli Oscar?

"Non ci sentiamo la pressione addosso: prendiamo le cose come vengono. Certo, un po’ lo sogniamo, di vincerlo". Moustapha aggiunge: "Mi rende felice anche l’idea di indossare degli abiti nuovi per questa occasione".

Vi preparano una festa, per quando tornerete in Senegal?

"Il film è uscito adesso in Senegal. Fra qualche settimana, a Dakar, ci sarà una proiezione speciale con tutte le persone che hanno lavorato al film, e andremo anche noi. Poi partirà un tour che porterà il film con uno schermo mobile anche nei villaggi dove il cinema non è mai arrivato".

Che cosa vi ha detto papa Francesco, nell’incontro che avete avuto con lui?

"Sono sincero – dice Seydou: non capivo che cosa diceva, perché non capivo benissimo l’italiano. È stato molto affettuoso, ci ha abbracciato, ci ha ringraziato, ci ha anche fatto un piccolo regalo. Una medaglietta papale".

Che cosa vi emoziona del film, dopo tante visioni?

Seydou: "La canzone finale, nei titoli di coda. La avevo scritta per mio padre, e quando la sento nella campagna degli Oscar mi emoziono ancora. Durante le proiezioni negli Stati Uniti entriamo quando ci sono i titoli di coda. Il pubblico si trova davanti gli attori, improvvisamente. E quando ci applaudono, con la standing ovation, è un’emozione incredibile".

Per la sera degli Oscar avete qualche portafortuna, quale amuleto?

"Pregheremo Allah, ma non abbiamo nessun amuleto".

Come vedete il vostro futuro, e dove?

Seydou: "Vivo di giorno in giorno, non ho programmi. Non mi dispiacerebbe continuare con il cinema. Ma il mio sogno è il football: sarei felice se riuscissi a incontrare Dybala!". Moustapha aggiunge: "Lascio tutto al destino, credo sia tutto scritto. Vorrei essere un cantante, o uno stilista. Vorrei viaggiare, fra l’Europa e l’America: ma sarà ciò che Dio vorrà".

Come è la vostra vita italiana?

"Quando siamo arrivati in Italia, ne avevamo un’idea differente. Abbiamo visto le panchine, i senza tetto. Non ce lo immaginavamo; non conoscevamo la sofferenza che c’è anche in Europa. Pensavamo che tutto fosse perfetto. Ma adesso abbiamo nostalgia dell’Italia: soprattutto, del ragù della mamma di Matteo Garrone, a Fregene!".