Al campionario di caratteristiche bizzarre che fanno dell'ornitorinco uno degli animali più strani del mondo, se n'è aggiunta un'altra finora ignota: se viene illuminato da raggi ultravioletti, il suo pelo brilla di verde. Il fenomeno si chiama biofluorescenza ed è molto raro nei mammiferi. Lo hanno scoperto alcuni ricercatori del Northland College e della Colorado State University quasi per caso, seguendo l'ispirazione del momento mentre in un museo stavano esaminando alcuni esemplari di scoiattolo volante (che sotto gli UV diventa rosa) conservati vicino a due ornitorinchi.
Le stranezze dell'ornitorinco
L'ornitorinco è un animale semi-acquatico che vive in Australia ed è una sorta di puzzle vivente di varie creature:
ha un becco simile a quello di un'anatra, una coda piatta come quella dei castori e zampe palmate; nei maschi quelle posteriori sono pure dotate di speroni velenosi. In più,
depone le uova come i rettili e gli uccelli, ma poi allatta i piccoli, una peculiarità che condivide solo con le quattro specie esistenti di echidne (insieme formano l'ordine dei monotremi).
L'ornitorinco è così singolare che, quando a fine Settecento la prima pelle e i primi disegni furono inviati dall'Australia agli scienziati in Inghilterra, questi
si convinsero che doveva trattarsi di una bufala, realizzata da un tassidermista assemblando un becco di uccello e il corpo di una talpa.
I mammiferi che brillano al buio
Avendo osservato nel corso di una ricerca sul campo che lo scoiattolo volante emana una fluorescenza rosa, gli scienziati stavano cercando conferme esaminando alcuni esemplari del Field Museum of Natural History di Chicago. Nel cassetto di fianco c'erano due ornitorinchi impagliati, un maschio e una femmina, e per curiosità
hanno provato a illuminarli con i raggi ultravioletti. Sorpresa: il loro pelo emanava una luce verde-blu, cosa verificata poi anche in un terzo esemplare di un altro museo.
Gli ornitorinchi entrano così a far parte della
ristretta cerchia di mammiferi biofluorescenti, in compagnia degli opossum e appunto degli scoiattoli volanti. Come spiega
la presentazione dello studio, è possibile che questi animali, attivi soprattutto all'alba, al tramonto e di notte, "abbiano sviluppato la biofluorescenza per adattarsi a condizioni di luce scarsa. È ipotizzabile che per gli ornitorinchi possa essere un modo
per vedersi e interagire l'uno con l'altro al buio". Il prossimo passo sarà volare in Australia per osservare il fenomeno negli animali nel loro ambiente naturale.
Lo studio è stato pubblicato
sulla rivista Mammalia.