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di Benedetta CucciGià nell’atrio del museo, sopra la reception, l’ironia guarda i visitatori dall’alto. Ad annunciare il viaggio nella “strategia estetica e critica capace di alludere a significati profondi senza esprimerli direttamente“ ci pensano i piccioni tassidermizzati di Maurizio Cattelan, trasformati nell’opera ’Ghosts’ del 2021. Benvenuti a ’Facile Ironia’, la grande mostra collettiva che racconta al Mambo di Bologna, in occasione dei 50 anni della fondazione della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, ’L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo’.
Un’esposizione molto originale con più di 100 opere e documenti d’archivio di oltre 70 artisti, che ha anche trasformato la sala delle Ciminiere in un gioco cromatico pop. Ironico di per sé, il titolo della mostra richiama l’apparente semplicità del fenomeno, svelandone al contempo l’intrinseca complessità e invitando il pubblico a interrogarsi sulla natura del linguaggio, sui luoghi comuni che lo accompagnano. L’ingresso alla mostra, come se si entrasse in una casa, avviene camminando sullo ’zerbino insolubile’ di Fabio Mauri. Subito dopo, la celebre ’Mozzarella in carrozza’ di Gino De Dominicis, un’opera che gioca con il concetto di ready-made, posizionando una mozzarella su un sedile di una carrozza antica acquistata a Cinecittà. Tra le opere esposte nella mostra curata dal direttore del Mambo Lorenzo Balbi, spiccano la ’Merda d’artista n. 67’ di Piero Manzoni e ’Il grande rettile’ di Pino Pascali, i lavori di Francesco Vezzoli e Paola Pivi: il suo orso gigante in schiuma poliuretanica e piume è stata fotografatissima.
Questa mostra sarebbe certamente piaciuta a Lord Byron, che dell’ironia e della satira, fece il suo linguaggio poetico. Personaggio ribelle, dandy e trasgressivo, Palazzo Guiccioli di Ravenna gli ha dedicato un museo che narra la figura del poeta geniale, viaggiatore in Europa e in Oriente dell’eroe ’fatale’: la sua relazione con Teresa Gamba, la giovane sposa di Alessandro Guiccioli, ha rappresentato nell’immaginario collettivo e nella letteratura mondiale l’essenza stessa dell’amore romantico.
Nella vicina Faenza, al Mic, non è da perdere la mostra ’Giacinto Cerone. L’angelo necessario’, per scoprire uno dei più originali e liberi scultori italiani, lontano da raggruppamenti, scuole, stili o mode del momento, che ha compiuto una grande ricerca su tecniche e materiali. Dalla Romagna a Senigallia, il tour delle mostre prosegue ne ’La camera oscura di Giacomelli’, fino al 6 aprile nello storico Palazzo del Duca. Oltre alle opere esposte si trovano attrezzature originali, come la sua macchina fotografica Kobell, e oggetti di scena utilizzati per i suoi scatti. Inoltre provini di stampa, appunti manoscritti e interviste.