Venerdì 22 Novembre 2024
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Opera San Francesco. Se il volontario è molto speciale

Il nuotatore paralimpico Simone Barlaam, trionfatore a Tokyo 2020 e Parigi 2024, si trasforma in volontario per l'Opera San Francesco a Milano, regalando calore e speranza ai più bisognosi.

Opera San Francesco. Se il volontario è molto speciale

Il nuotatore paralimpico Simone Barlaam, trionfatore a Tokyo 2020 e Parigi 2024, si trasforma in volontario per l'Opera San Francesco a Milano, regalando calore e speranza ai più bisognosi.

Simone Barlaam è un nuotatore della nazionale italiana. Ha partecipato e trionfato alle Olimpiadi di Tokyo 2020, portandosi a casa un oro, due argenti e un bronzo. È stato tra gli atleti che ai Giochi Paralimpici di Parigi 2024 ha raccolto più vittorie, tre medaglie d’oro e un argento.

Barlaam ha ventiquattro anni, è nato e cresciuto a Milano ed è proprio in una realtà di beneficenza meneghina che l’atleta si trasforma in volontario.

Infatti, Simone ha partecipato al progetto Volontario all’opera per un giorno, attività che trasforma in volontari personaggi noti del nostro Paese. L’associazione Opera San Francesco (OSF) agisce sul territorio lombardo e offre aiuto ai poveri e a coloro che stanno vivendo un momento di difficoltà e fragilità. L’ente permette a chi è invitato di vivere e di toccare direttamente con mano ciò di cui l’associazione si occupa.

"Ho iniziato la mia visita con un tour negli uffici, la zona di accoglienza, le cucine. Mi hanno mostrato tutto per poi trasferire la mia esperienza alla mensa, per immedesimarmi in ciò che fanno i volontari. Quindi mi sono messo a servire un po’ di primi per poi passare ai dolci. È stato super gratificante vedere come cambiasse il volto della persona che si aveva davanti dopo averle servito un pasto caldo. Proprio per questa ragione Opera San Francesco è calore". Così racconta la sua giornata Barlaam.

La fondazione Opera San Francesco, "oltre al servizio mensa si propone di regalare vestiti ai senza tetto, donare valige, telefono cellulare per poter rimanere in contatto con il mondo esterno e soprattutto per potersi creare una rete sociale – così argomenta uno dei frati di OSF – inoltre si supporta la ricerca di lavoro per favorire il rientro in società. È anche per tale ragione che donare un telefono è importante. I senza dimora devono disporre di un proprio numero telefonico per essere contatti dai futuri datori di lavoro".

Il campione, che prima delle Paralimpiadi di Parigi si era raccontato a Vanity Fair, dichiara che il suo mantra è sentirsi leggeri. "Ho imparato prima a stare a galla che a camminare. Il nuoto mi è sempre piaciuto, fin da piccolo mi faceva sentire più aggraziato, meno goffo che sulla terra ferma. In acqua, infatti, non sei legato ad una carrozzina o ad una protesi. È una sensazione di estremo appagamento, appunto, di leggerezza".

Così Barlaam parla del suo rapporto con il nuoto e con l’acqua al giornalista Bambini di Vanity. Il nuotatore ha infatti dovuto fare i conti fin dalla nascita con una coxa varia, cioè una deformazione dell’anca e con una ipoplasia del femore destro, ossia con una gamba meno sviluppata dell’altra. Una condizione che lo ha costretto a diversi interventi chirurgici, uno dopo solo tre giorni di vita. Il nuoto in una fase iniziale è stato strumento di riabilitazione poiché era "l’unico sport che potessi praticare senza andare a gravare su un’articolazione già molto fragile", come dichiara lo stesso Simone alla rivista Fortune Italia. La sua carriera sportiva inizia grazie al padre e alla madre che lo invitano a cercare informazioni online sulla Federazione di nuoto e così il campione entra in contatto con il delegato regionale della Lombardia Massimiliano Tosin, oggi ancora suo allenatore.

Nel 2017 arriva la convocazione in Nazionale per i Mondiali di Città del Messico dove il debutto è un trionfo. Simone Barlaam è oggi un modello e riferimento per i giovani adulti e dichiara infatti al giornalista Lorenzo Sorrentino: "Mi emoziona e mi riempie d’orgoglio pensare di essere un modello per i bambini. È questa, secondo me, la vera missione del mondo paralimpico: influenzare positivamente le persone e far capire loro che non devono vergognarsi della loro condizione. Se con le nostre imprese riusciremo ad avvicinare allo sport bambini con disabilità, facendo sì che si sentano accettati dalla società, avremo già vinto".