Venerdì 8 Novembre 2024
LUCA SCARLINI
Magazine

Ode a Cocteau, il genio che giocava col mito

Venezia celebra l’artista della molteplicità: in mostra oltre centocinquanta lavori, dai disegni alle foto, dalle riviste ai film

Guggenheim Venezia celebra Jean Cocteau, poeta della molteplicità, con la bella mostra, a cura di Kenneth E. Silver (catalogo edito da Guggenheim con Marsilio Arte, pp. 171, € 40) che si intitola La rivincita del giocoliere. L’immagine guida è la celebre fotografia di Philippe Halsman, in cui con molte braccia, dipinge, disegna, fuma. La relazione tra poesia, disegno, teatro, danza, cinema, disegna un identikit esistenziale quasi incredibile, che fu sotto il segno di Orfeo.

Il mito del poeta che affronta le furie è la figura simbolica principale della sua produzione, che nell’esposizione compare anche con i grandi manifesti, disegnati dall’artista, dei due film in cui ha reso omaggio in modo magnifico al cantore mitico. Peggy Guggenheim ebbe un legame di amicizia con il poeta: inaugurò di fatto la sua galleria a Londra nel 1938, con una sua esposizione, su consiglio del comune amico Marcel Duchamp. Qui campeggiava una grande tavola su cotone che suscitò scandalo agli occhi dei doganieri di sua maestà, con una sequenza di ragazzi coperti da provvidenziali foglie di fico, di cui si vedevano i peli pubici. Cocteau compare in una fotografia sulla terrazza di Ca’ Venier dei Leoni con gli stessi occhiali di madame Guggenheim.

L’esposizione si apre con le tavole satiriche pubblicate sulla rivista Le Mot, al momento della prima guerra mondiale, quando il poeta si recava al fronte come guidatore di ambulanze con addosso una uniforme concepita specialmente per lui da Paul Poiret. I disegni raramente escono dagli scrigni, perché necessitano di speciali condizioni di illuminazione e esposizione. L’occasione è preziosa per vedere da vicino un’opera, che si alimenta in primo luogo di amicizia e amore (Amici e amanti è il titolo di una sezione), in cui l’autobiografia è il filo che lega i numeri ritoccati delle riviste dei culturisti, i ritratti dei bei marinai nudi (che hanno influenzato Fassbinder), ma anche i ritratti che giocano con il mito, come quello magnifico di Natalie Paley, raffigurata in veste di sfinge tra fotografia e disegno.

Gli specchi e le maschere, ingredienti principali del mondo di Cocteau, i primi sono esposti in relazione a brani di film, le seconde compaiono, dal Fondo Charles Dullin della Biliothèque Nationale de France, nelle creazioni del poeta per la sua clamorosa Antigone, in cui si presentava come attore declamando al megafono, avendo al suo fianco Dullin, Genica Athanassiou e Antonin Artaud nelle vesti di Tiresia. Tutti vestiti da Coco Chanel, con cui ha a lungo collaborato nella sua esistenza: intorno a Cocteau ruotavano artisti e personalità del calibro di Coco – appunto – ma anche Sergej Djagilev, Pablo Picasso, Tristan Tzara come Edith Piaf e Josephine Baker,

Tra le numerose istantanee disegnate, di grande lirismo, Georges Auric, suo musicista e parte del gruppo dei Sei, di cui Cocteau fu ideologo, il pugile Al Brown e l’angelo della notte Marcel Khill, con cui aveva in comune l’oppio, raffigurato come una nefasta e malefica radice di mandragora. Cocteau era particolarmente legato a Venezia: in mostra compaiono suoi incantevoli disegni degli anni ’50, con i gondolieri, filiformi, di fronte ai luoghi più noti della città.

L’esposizione durerà fino al 16 settembre; in mostra una sorprendente varietà di lavori, oltre centocinquanta, che spaziano da disegni a opere grafiche, da gioielli ad arazzi, documenti storici, libri, riviste, fotografie, documentari e film diretti dallo stesso Cocteau, provenienti da prestigiose realtà museali internazionali, tra cui Centre Georges Pompidou, Parigi, Phoenix Art Museum, Nouveau Musée National de Monaco, Musée Jean Cocteau, Collection Séverin Wunderman, Menton, nonché importanti collezioni private.