Roma, 16 gennaio 2023 - Un po’ come le case automobilistiche, anche gli animali – per sopravvivere al nuovo mondo – si fondono tra loro. I marchi delle quattro ruote da tempo hanno iniziato a creare unioni (da Fiat-Chrysler, poi coinvolgendo anche Peugeot, fino a Nissan-Renault) per resistere al mercato sempre più internazionale. Le specie animali, per non soccombere al cambiamento climatico e alla distruzione del loro habitat, hanno sviluppato la capacità di mischiarsi tra loro, creando ibridi in grado di resistere alle nuove condizioni ambientali. Tra le strane specie che potremmo ammirare nel prossimo futuro: il brolar bear (incrocio tra orso polare e grizzly), il coywolf (coyote-lupo), il narlugas (narvalo-beluga), la bowhead right-whale (balena della Groenlandia-balena franca australe).
Certo, quando si pensa a una specie ibrida, viene in mente qualcosa di mutante o epico, maestosi centauri e terrificanti creature con le ali, code potenti e mani umane. Ma la realtà degli incroci è molto più basica. Negli ultimi anni, gli scienziati hanno identificato nuovi ibridi attraverso sottili differenze nelle loro caratteristiche, e adesso la comunità di ricercatori crede che alcuni di essi nascano dal cambiamento climatico. Nel 2010, sulla rivista Nature è stato pubblicato uno studio che elencava 34 potenziali specie ibride prevalenti nell’Artico, unioni risultanti da accoppiamenti inediti dopo gli spostamenti di alcuni esemplari in fuga dalle zone dove il ghiaccio si sta sciogliendo per altre zone in cui cacciare.
Prove di una specie ibrida nata dall’incrocio tra orsi bruni e polari sono state trovate negli Stati Uniti e in Canada. Conosciuti come brolar bears o pizzlies , hanno un manto prevalentemente bianco, con una sfumatura brunastra e un naso che è un incrocio tra un orso polare e un orso bruno o grizzly. Sono più adatti a temperature calde rispetto ai loro parenti artici, poiché non fanno così tanto affidamento sul ghiaccio marino per la caccia. Gli orsi polari sopravvivono con una dieta specifica di grasso e sfruttano il ghiaccio marino nella caccia alle foche, quando emergono dall’acqua per prendere aria. Il ghiaccio artico si sta esaurendo, rendendo difficile per loro ottenere il nutrimento vitale: così si sono fatti strada nell’entroterra in cerca di più cibo. Il riscaldamento ha anche fatto sì che gli orsi bruni siano stati in grado di avventurarsi più a nord per cacciare. Di conseguenza, dagli incroci sono nati cuccioli ibridi, visti per la prima volta in natura nel 2006, quando i cacciatori artici hanno ucciso un orso bianco con strane macchie marroni in Canada.
Nel 1990 un cacciatore nella Groenlandia occidentale scoprì un teschio interessante, che sembrava appartenere a un ibrido beluga-narvalo. Solo nel 2019 l’analisi del Dna ha confermato che la creatura era effettivamente per il 54% beluga (dal padre) e per il 46% narvalo (dalla madre): dal manto grigio, aveva una coda come un narvalo, ma pinne anteriori come quelle di un beluga.
Un altro cocktail della natura è il coywolf, ibrido coyote-lupo trovato nel Nord America orientale. Si pensa che abbia avuto origine in Canada negli anni ‘20, quando i coyote espansero il loro territorio da ovest e nell’Algonquin Park in Ontario. Allo stesso tempo, l’area disponibile per i lupi orientali si stava riducendo man mano che gli europei colonizzavano il Paese. Le due specie si sono riprodotte diffondendo la nuova razza in tutta la costa orientale, venendo descritti per la prima volta dagli scienziati nel 1969. Il loro aspetto è imponente, anche più robusto dei lupi: corpo, cranio e mascella sono più grandi rispetto ai coyote occidentali, consentendo loro di cacciare cervi dalla coda bianca in Nordamerica. I coywolves hanno dimostrato di poter vivere sia nelle aree urbane che in quelle rurali.