Martedì 5 Novembre 2024

Fa bene la Nuova Zelanda a vietare le esplorazioni di petrolio?

La primo ministro neozelandese annuncia lo stop a nuove esplorazioni offshore di petrolio e gas naturale, per contrastare il surriscaldamento globale: c'è chi festeggia e chi no

Foto: nielubieklonu/iStock

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L'annosa questione del surriscaldamento globale è difficile da affrontare, anche perché cose che accadono molto lontano da casa nostra, dunque apparentemente irrilevanti, possono in realtà avere ricadute sensibili. Per questo ha una sua importanza il fatto che la trentasettenne Jacinda Ardern, primo ministro della Nuova Zelanda, ha annunciato che il suo paese vieterà qualunque nuova esplorazione offshore (cioè in mare aperto) di petrolio e gas naturale. Nel motivare questa decisione, annunciata giovedì 12 aprile, ha fatto esplicito riferimento alla lotta contro il surriscaldamento globale: “Stiamo compiendo un passo importante per affrontare il cambiamento climatico e creare un futuro pulito, verde e sostenibile”. NON È UN BANDO TOTALE L'iniziativa riguarda le nuove richieste di esplorazione offshore, ma lascia inalterate quelle già concesse: alcune di esse hanno ancora dieci anni abbondanti di permessi e questo significa che l'impatto del bando sarà graduale. È una considerazione che assume rilevanza se pensiamo al fatto che, in Nuova Zelanda, l'industria petrolifera e del gas dà lavoro a circa undicimila persone e genera un giro d'affari attorno a 1,58 miliardi di euro l'anno. Va da sé che un minimo di gradualità era necessaria, per evitare contraccolpi troppo grandi. C'È CHI REAGISCE CON ENTUSIASMO Le associazioni ambientaliste hanno reagito con comprensibile entusiasmo. Russel Norman, direttore esecutivo di Greenpeace New Zealand, ha definito questo atto governativo “una grande vittoria” e ha dichiarato: “Ponendo fine a nuove esplorazioni nei nostri mari, la Nuova Zelanda ha tenuto testa a una delle industrie più potenti al mondo”. Contestualmente, la speranza è che il bando contribuisca ad alimentare gli investimenti sulle energie rinnovabili, considerato “la giusta strada per il futuro”. C'È CHI È CRITICO Com'era prevedibile, sono stati di tenore opposto i commenti di PEPANZ, l'organizzazione che rappresenta l'industria petrolifera del paese. In una nota ufficiale il CEO Cameron Madgwick ha commentato che il divieto non ha alcun impatto sulla riduzione dei gas serra e che le energie rinnovabili non sono ancora adeguate a soddisfare il fabbisogno energetico del paese: “Chiediamo al governo di confrontarsi con noi con la massima urgenza. Nel frattempo esamineremo attentamente le implicazioni di questa decisione e le nostre opzioni per il futuro”. Leggi anche: - Perché il surriscaldamento globale produce (anche) freddo - Guarda il time lapse dell'Everest che lascia stupefatti - In Arabia Saudita nascerà l'impianto fotovoltaico più grande del mondo