Roma, 26 ottobre 2024 – Lo scheletro di un personaggio mitologico norreno ritrovato in Norvegia conferma il detto per cui tutte le leggende contengono un fondo di verità. Uno studio del Norwegian institute for Cultural Heritage Research ha dimostrato il collegamento tra il ritrovamento e la saga mitologica di Sverris, dimostrando la reale esistenza di uno dei suoi personaggi e confermando alcune delle vicende in essa raccontate.
La saga di Sverris, risalente a circa 900 anni fa, narra la drammatica storia di un uomo ucciso e gettato in un pozzo per inquinare l’acqua di un castello sotto assedio. Ora questo ritrovamento archeologico conferma la realtà del racconto: lo scheletro di un uomo tra i 30 e i 40 anni, scoperto nel 1938 in un pozzo fuori dal castello di Sverresborg, vicino a Trondheim, nella Norvegia centrale, è stato ufficialmente collegato alla saga attraverso uno studio scientifico. La datazione al radiocarbonio ha confermato che lo scheletro risale a circa 900 anni fa, nello stesso periodo dell'incursione al castello avvenuta nel 1197.
“È la prima volta che una persona descritta in questi testi storici viene effettivamente ritrovata”, ha dichiarato il professor Michael Martin, del Museo universitario dell'Università norvegese di scienza e tecnologia di Trondheim.
La Saga di Sverris
La Saga di Sverris è una delle ‘Saghe del re’, ciclo di racconti norreni che raccontano la mitologica storia degli antichi re nordici, in un confuso incrocio di realtà e leggenda. Tra i diversi sovrani, il racconto segue le vicende del re Sverre Sigurdsson, che governò la Norvegia tra il 1177 e il 1202, concentrandosi soprattutto sulla rappresentazione delle sue numerose battaglie e della sua strategia militare durante una sanguinosa guerra.
Secondo il mito, Sverre costruisce il castello di Sverresborg come sfida al potere che la Chiesa aveva sulla città. Per questo, nel 1197 una fazione favorevole al potere ecclesiastico attacca il castello, mentre il sovrano si trova in un’altra città. E fu così che gli invasori “si impadronirono di tutte le proprietà del castello e poi ne bruciarono ogni edificio. Presero un uomo morto e lo gettarono nel pozzo, poi lo riempirono di pietre”, recita la saga di Sverris.
Il ritrovamento e lo studio
Proprio come raccontato nel mito, lo scheletro trovato in fondo al pozzo del castello di Sverreborg era coperto di pietre, cosa che aveva già creato un collegamento tra leggenda e realtà, senza che ci fossero tuttavia delle prove concrete.
I nuovi studi sullo scheletro – scoperto nel 1938, ma portato in laboratorio solo nel 2014 – hanno utilizzato la datazione al radiocarbonio per scoprire a quale epoca apparteneva l’uomo e hanno analizzato un dente per sequenziarne il genoma.
Secondo quanto riportato dai ricercatori, la datazione al carbonio ha confermato l’appartenenza dello scheletro all’epoca in cui si sarebbero svolti i fatti narrati dalla Saga di Sverris. Dalla sequenza genomica è invece emerso che l'uomo nel pozzo aveva probabilmente gli occhi azzurri e i capelli biondi o castano chiaro e i suoi antenati provenivano probabilmente dalla contea norvegese meridionale dell'attuale Vest-Agder. Anche questo particolare sull’appartenenza geografica è un indizio che pare confermare il mito: l’uomo ucciso nel racconto mitologico viene infatti descritto come un ‘Birkebeiner’, un norvegese del sud.
I ricercatori hanno affermato di voler analizzare i campioni di altri personaggi storico-mitologici: “Si pensa che l'importante santo norvegese Olaf sia sepolto da qualche parte nella cattedrale di Trondheim – ha aggiunto il professor Martin –. Penso che se alla fine i suoi resti venissero scoperti, ci si potrebbe sforzare di descriverlo fisicamente e di tracciare la sua ascendenza usando il sequenziamento genetico”.