Martedì 5 Novembre 2024

"Noi, eterni ragazzi della generazione Totti" Così il Capitano è diventato un docu-film

"Francesco è stato il mio coregista. Il mio non è un film su o con Francesco Totti, l’ho fatto proprio con lui. Abbiamo lavorato da dentro, insieme. Lui è come Gesù e Kurt Cobain, che hanno fatto in età tenera cose incredibili, che hanno eliminato il proprio ego per fare qualcosa di importante". Così il regista Alex Infascelli ha raccontato ieri Mi chiamo Francesco Totti, il documentario sull’ex capitano della Roma che è stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma (nelle sale il 19, 20 e 21 ottobre). Il docufilm, tratto dal libro Un Capitano scritto da Totti con Paolo Condò, è una coproduzione con Wildside, The Apartament, Vision Distribution, Fremantle e Rai Cinema in collaborazione con Sky e Amazon Prime Video, il che fa presupporre anche passaggi tv e streaming.

La pellicola "racconta una generazione – ha spiegato il produttore di Wildside Lorenzo Mieli –. Francesco rappresenta una parte enorme della nostra vita. Eravamo piccoli quando ha cominciato a giocare e per noi romani è sempre stato molto presente, è diventato il simbolo di una romanità. Per raccontarlo con amore e trovare una chiave narrativa forte di un uomo che ha deciso di stare sempre vicino alla sua città, alla sua famiglia e ai tifosi, ci voleva un non tifoso come Alex (nfascelli, ndr). Francesco peraltro è famoso anche per l’ironia, e Alex l’ha colta tutta".

Ieri alla Festa di Roma Totti era atteso, ma ha dato forfait, in seguito alla morte del padre. "Ha deciso di non venire: ha detto “sto male, voglio stare da solo, voglio avere tempo per sentire cosa mi sta accadendo”, ma penso – ha detto Infascelli – volesse anche lasciare spazio al film".

Sullo schermo scorrono i 25 anni nei quali Totti ha indossato solo la maglia della Roma, dall’esordio in serie A avvenuto in Brescia-Roma (1993) fino alla sua partita di addio, Roma-Genoa (28 maggio 2017). Non manca la moglie Ilary: "quando l’ho vista in tv – commenta Francesco nel film – ho subito detto quella è la donna della mia vita". Tra frasi cult: "Rosico troppo se perdo. E così faccio brutti gesti" oppure, a Spalletti: "Tu me cacci da Trigoria, tu me cacci da casa mia!".