Dalla fine del 2019 i paesi del Corno d'Africa stanno affrontando
la più devastante invasione di locuste che si sia vista negli ultimi decenni. Miliardi di insetti voraci fanno razzia delle coltivazioni, mettendo a rischio l'economia di intere regioni e la sopravvivenza di milioni di persone. La piaga ha già dimensioni bibliche, ma per evitare che diventi ancora più disastrosa è scesa in campo la Nasa con i suoi satelliti. La strategia è quella di sfruttarli per individuare
le zone dove le cavallette potrebbero riprodursi e stroncare sul nascere la proliferazione di nuovi sciami.
Una piaga biblica
Una singola locusta del deserto (
Schistocerca gregaria) può consumare in un giorno una quantità di vegetazione pari al suo peso; uno sciame di 40 milioni di locuste – considerato piccolo –
può divorare tanto cibo quanto 35mila persone. L'invasione in corso conta miliardi di cavallette. È esplosa a dicembre in Kenya, invadendo in un mese 700 chilometri quadrati di coltivazioni: la peggiore infestazione nel paese negli ultimi 70 anni. Da lì gli sciami si sono diffusi in altri dieci stati, colpendo con particolare virulenza l'Etiopia e la Somalia.
Le locuste del deserto depongono le uova
in terreni sabbiosi, umidi e caldi, con disponibilità di vegetazione necessaria alle ninfe (gli esemplari giovani ancora incapaci di volare) per il loro sviluppo. Una volta che le cavallette sono adulte possono coprire volando
dai 50 ai 150 chilometri in un giorno, e a quel punto sono molto difficili da contrastare.
Come i satelliti possono aiutare a fermare le locuste
In collaborazione con gli esperti della FAO, gli scienziati del SERVIR (un programma congiunto della Nasa e della US Agency for International Development)
stanno utilizzano i satelliti per analizzare l'umidità del terreno e la crescita della vegetazione, allo scopo di
individuare in anticipo le aree di riproduzione delle cavallette. Previsioni il più possibile precise ed attendibili permetteranno di disinfestare i potenziali siti di nidificazione prima che le locuste possano riprodursi.
Il progetto è particolarmente rilevante in vista dei prossimi mesi: con l'arrivo della stagione delle piogge nell'Africa orientale, da marzo a maggio,
la situazione potrebbe diventare ancora più grave, perché le cavallette troveranno le condizioni ideali per moltiplicarsi ulteriormente e a ritmo vertiginoso.
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