L'allarme arriva dall'UNESCO: la crisi della pandemia e gli strascichi che si protrarranno per i prossimi mesi rischiano di risultare letali per molti musei. Durante il lockdown
il 90% dei musei del mondo – ossia 85mila istituti – ha chiuso temporaneamente i battenti. Con l'allentamento delle restrizioni molti stanno già tornando in attività, per quanto con accessi contingentati, ma si stima che il 13% (ossia circa un museo su otto) potrebbe non riuscire più a riaprire.
I musei nel mondo
I dati emergono da due report congiunti che analizzano l'impatto del Coronavirus sui musei, uno appunto pubblicato
dall'agenzia delle Nazioni Unite e l'altro dall'
International Council of Museums (ICOM). Il numero totale di musei
è calcolato a 95mila in tutto il mondo, con una distribuzione fortemente sproporzionata. Sono concentrati in gran parte nell'Europa occidentale e negli Stati Uniti (il 65% del totale), mentre i paesi africani contano solo per lo 0,9% e quelli arabi per lo 0,5%. Se da una parte ci sono sedici stati con oltre un migliaio di istituti ciascuno,
il 30% dei paesi ha meno di dieci musei o non ne ha alcuno.
Crisi senza uscita
I musei che godono di sovvenzioni statali possono contare su un paracadute economico per rimanere operativi nonostante il Coronavirus. Tuttavia, un numero cospicuo
dipende del tutto o quasi dagli incassi dei biglietti d'ingresso e degli acquisti dei visitatori negli shop, e dalle elargizioni di sponsor e donatori. La chiusura forzata nei mesi scorsi ha azzerato l'afflusso di cassa, causando perdite settimanali che andavano da qualche migliaio di euro per i musei più piccoli a
centinaia di migliaia per i musei più grandi, senza contare che nei prossimi mesi (se non addirittura anni) il numero di turisti e visitatori sarà molto più basso del solito.
Ad aggravare la situazione si teme che anche l'apporto di sponsor e donatori potrebbe diminuire in modo significativo. Da qui la stima di quel 13% di musei con prospettive preoccupanti;
il rischio maggiore lo corrono i paesi africani, asiatici e del mondo arabo che hanno pochi istituti, di fondazione recente e più fragili dal punto di vista economico.
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