Berlino, 8 novembre 2024 – La notte del 9 novembre 1989 ha segnato un evento di portata storica: è caduto il muro di Berlino, che simboleggiava la fine della divisione tra l’Europa dell’Est e l’Europa dell’Ovest. Contemporaneamente, è stato compiuto un passo importante verso la fine della Guerra Fredda. È crollata, di fatto, l’ultima barriera che divideva la Germania e il mondo intero in due blocchi contrapposti.
La costruzione del Muro
Tra il 1949 e il 1961, oltre 2 milioni di tedeschi dell'Est, principalmente lavoratori qualificati e professionisti, fuggirono nella parte occidentale del Paese, attratti da migliori condizioni di vita. Nel 1953, l'Unione Sovietica aveva inizialmente respinto la proposta della Germania dell'Est di costruire un muro, ma quando nell'estate del 1961 le defezioni verso Berlino Ovest raggiunsero il ritmo di 1.000 persone al giorno, il leader sovietico Nikita Krusciov alla fine acconsentì. E così i berlinesi si svegliarono la mattina del 13 agosto 1961 scoprendo che una barriera di filo spinato era stata innalzata lungo il confine tra la parte orientale e occidentale della città.
La barriera impenetrabile
Nei giorni successivi, la Germania dell'Est iniziò a rinforzare la struttura, sostituendo il filo spinato con il cemento. Nel 1989, prima che venisse abbattuta, la barriera di 27 miglia che divideva Berlino in Est e Ovest era composta da due muri di cemento, separati da una striscia altamente sorvegliata e pericolosa, larga fino a 160 metri. Questo spazio era dotato di centinaia di torri di guardia, trincee anticarro, percorsi per cani da guardia, riflettori e mitragliatrici automatiche. Oltre 100 persone erano morte per attraversare il Muro. L’ultimo decesso è avvenuto nel marzo 1989, quando un giovane tedesco dell'Est che stava tentando di sorvolare il confine in mongolfiera si è schiantato contro alcuni cavi elettrici. Lo scontro è stato fatale.
Annuncio storico
Il 9 novembre 1989, poco prima delle 19, in una conferenza stampa, il portavoce del governo della DDR, Günter Schabowski, rispose a una domanda del corrispondente dell’ANSA Riccardo Ehrman, annunciando che i cittadini della Germania Est potevano attraversare il Muro. Dopo aver assistito in diretta a quelle dichiarazioni, decine di migliaia di berlinesi dell’Est si diressero verso la frontiera, riversandosi sui posti di blocco. Sorpresi dall’afflusso, i soldati di frontiera non seppero come reagire: senza direttive chiare, alzarono le sbarre biancorosse e permisero il passaggio senza controlli. Privi di equipaggiamenti antisommossa, contenere una massa simile sarebbe stato non solo impossibile, ma tragicamente insensato. Erano mesi che il crollo sembrava sempre più vicino. C’erano già state fughe in massa di cittadini della Germania Est attraverso l'Ungheria e la Cecoslovacchia.
Immagini iconiche
Inizialmente increduli, in quella notte del 9 novembre di 35 anni fa i cittadini dell'Est e quelli dell'Ovest si trovarono uniti abbracciandosi e celebrando la ritrovata libertà. Parenti separati da decenni si ricongiunsero, i giovani poterono vedere finalmente luoghi di cui, fino a quel momento, avevano solo sentito parlare, come per esempio il Ku’damm, ossia il Kurfürstendamm, uno dei viali più celebri di Berlino, nel quartiere di Charlottenburg. Si stappavano bottiglie, si accendevano torce, si sventolavano bandiere. I tabloid titolavano: “Berlino è di nuovo Berlino”. Le immagini più iconiche di quella notte mostrano molti ragazzi che si arrampicavano sulla cortina, aiutandosi a vicenda, armati di martelli e picconi. I "Mauerspechte", i "picchi del Muro", divennero subito simbolo di un popolo che si riprendeva la sua città e la sua storia. Le potenti colonne d'acqua degli idranti erano inoffensive contro una folla ormai inarrestabile, consapevole che il regime stava esalando gli ultimi colpi. Il 18 ottobre si dimise Erich Honecker, politico e fino ad allora leader della parte orientale tedesca. Nei giorni successivi alla caduta del Muro, inoltre, circa due milioni di persone attraversarono il confine.